Venerdì 9 maggio 2025. Pace, Maria, missione: le prime indicazioni del pontificato di Robert Francis Prevost
di Michele Brambilla
L’8 maggio 2025, affacciandosi dalla loggia della basilica di S. Pietro per la prima benedizione solenne, Papa Leone XIV esordisce esclamando: «La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il Buon Pastore, che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone, ovunque siano, tutti i popoli, tutta la terra» nel momento in cui la Chiesa ritrova il Vicario di Cristo.
«Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente», come amava ripetere Papa Bergoglio. Robert Francis Prevost, frate agostiniano, nativo di Chicago e a lungo vescovo missionario in Perù (nel suo primo discorso si rivolge specificamente alla diocesi di Chiclayo in lingua spagnola), non dimentica il suo immediato predecessore. «Ancora conserviamo nei nostri orecchi quella voce debole ma sempre coraggiosa di Papa Francesco che benediceva Roma, il Papa che benediceva Roma, dava la sua benedizione al mondo, al mondo intero, quella mattina del giorno di Pasqua. Consentitemi di dare seguito a quella stessa benedizione: Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà», sottolinea nel giorno in cui in Puglia si commemora la prima apparizione di san Michele arcangelo, come qualcuno ha subito fatto notare. E’ anche «il giorno della Supplica alla Madonna di Pompei. Nostra Madre Maria vuole sempre camminare con noi, stare vicino, aiutarci con la sua intercessione e il suo amore. Allora vorrei pregare insieme a voi»un’Ave Maria per la Chiesa, chiamata a diventare autenticamente missionaria, e la pace.
«Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: “Con voi sono cristiano e per voi vescovo”», ma sant’Agostino di Ippona è anche l’autore del De Civitate Dei. Ecco, allora, riemergere tutta la profondità della lettura agostiniana della storia nell’omelia della Messa celebrata nella Sistina, con i cardinali elettori, il 9 maggio. Facendo un confronto con i primi secoli cristiani, il Santo Padre evidenzia che «anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione». Infatti «questo è il mondo che ci è affidato, nel quale, come tante volte ci ha insegnato Papa Francesco, siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Gesù Salvatore» con umiltà e coraggio.
Il mondo, spesso, misconosce la natura di Cristo. La Chiesa custodisce intatto il tesoro della presenza viva e della dottrina autentica di Gesù. Ora «Dio, chiamandomi attraverso il vostro voto a succedere al Primo degli Apostoli, questo tesoro lo affida a me perché, col suo aiuto, ne sia fedele amministratore a favore di tutto il Corpo mistico della Chiesa».