Uniti in Cristo, testimoni dell’Amore che salva

Domenica 18 maggio 2025. Nella Messa di inizio del suo Ministero petrino, Leone XIV pone in maniera molto forte il tema dell’unità della Chiesa e del genere umano attorno a Cristo, fondamento della vera pace. Significativa la citazione della Rerum novarum di Leone XIII come criterio di rifondazione sociale

di Michele Brambilla

Il 18 maggio Papa Leone XIV celebra la Messa che dà inizio in maniera ufficiale al suo pontificato, in una piazza S. Pietro gremitissima. Sono tanti i sentimenti che si possono chiamare all’appello. Il Papa nell’omelia prende volutamente le mosse da una celebre citazione di sant’Agostino d’Ippona: «Ci hai fatti per te, [Signore,] e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te» (Le Confessioni, 1, 1.1). Chi trepida per le vicende della Chiesa, trepida per Cristo.

Come evidenzia lo stesso Pontefice, «la morte di Papa Francesco ha riempito di tristezza il nostro cuore e, in quelle ore difficili, ci siamo sentiti come quelle folle di cui il Vangelo dice che erano “come pecore senza pastore” (Mt 9,36)», ma ora, nell’elezione e nell’intronizzazione di Leone XIV, si rende di nuovo visibile la cura che Cristo ha verso la Chiesa. «In questo spirito di fede, il Collegio dei Cardinali si è riunito per il Conclave; arrivando da storie e strade diverse, abbiamo posto nelle mani di Dio il desiderio di eleggere il nuovo successore di Pietro», convergendo sul nome di Robert Francis Prevost, che di se stesso dice con umiltà di essere stato scelto «senza alcun merito e, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello che vuole farsi servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia».

L’unità della Chiesa attorno al Vicario di Cristo è centrale nel Magistero del nuovo Papa. «Amore e unità: queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù», rimarca infatti il Pontefice. Gesù nel Vangelo chiede a san Pietro se lo ama più di tutti e di tutto (Gv 21,16): gli è quindi affidato «il compito di “amare di più” e di donare la sua vita per il gregge. Il ministero di Pietro è contrassegnato proprio da questo amore oblativo, perché la Chiesa di Roma presiede nella carità e la sua vera autorità è la carità di Cristo».

Sono tante le tragedie e le ingiustizie che, nel mondo, ostacolano la diffusione del Regno d’amore di Dio. Come Chiesa vera, unica e unita «noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo noi siamo uno», aggiunge il Santo Padre, «e questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni la pace. Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo; siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo». 

Il Papa ribadisce che «la carità di Dio che ci rende fratelli tra di noi è il cuore del Vangelo e, con il mio predecessore Leone XIII, oggi possiamo chiederci: se questo criterio “prevalesse nel mondo, non cesserebbe subito ogni dissidio e non tornerebbe forse la pace?” (Lett. enc. Rerum novarum, 21)». Una citazione importantissima, con la quale Leone XIV rivela il radicamento profondo del suo discorso nella dottrina sociale della Chiesa. Appare quindi ancora più significativo menzionare, nel Regina Coeli, la beatificazione, a Chambery, di un grande protagonista dell’epoca di Leone XIII, «il sacerdote Camille Costa de Beauregard», definito dall’attuale Papa «testimone di grande carità pastorale». I cattolici del XXI secolo devono, allora, riappropriarsi di una parte importante, spesso misconosciuta, del loro passato, perché è in essa che troviamo i parametri per agire nella nostra epoca. 

Comments are closed.