Venerdì, 4 luglio 2025

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». (Mt 9,9-13).


Si direbbe che ai tempi di Gesù sia la gente comune sia coloro che erano addetti alle cose sacre prediligessero le prescrizioni esteriori della Torah, che apparivano più importanti e più consistenti, a discapito di quelle spirituali e più intime che apparivano di minor valore. Invece erano proprio quelle che contavano di più e che erano il presupposto delle altre. Per esempio, quando veniva offerto un animale ci si preoccupava che esso fosse bello, grande, perfetto e magari anche costoso anziché aver cura dello spirito di ossequio e di amore per Dio e dell’atteggiamento di carità che dovevano accompagnare l’offerta di quell’animale.

Gesù si appella proprio alle prescrizioni interiori della legge (es. “ama il prossimo tuo come te stesso” Lv. 19, 18) e agisce in conformità a quelle. Risultato: non viene capito perché il comune sentire (o senso comune) era rivolto esclusivamente a ciò che era esteriore e quindi ostentabile. Però era difficile cambiare una mentalità. Solo coloro a cui Gesù aveva perdonato i loro peccati, specialmente se molto gravi, riescono a capire la dimensione interiore del vero culto di Dio.

 Dio infatti scruta il cuore, come fece con il re David (I Sam. 16, 7), a dispetto delle attese e dell’opinione di tutti. C’è voluto l’avvento della Chiesa per cambiare le cose mentre il tempio e la sinagoga sembravano immutabilmente ancorate al loro modo di vedere. Invece gli emarginati e i peccatori, sentendosi accolti e perdonati anche senza che fosse necessario offrire animali per l’immolazione rituale, comprendono subito la novità di ciò che Gesù va operando; Gesù giunge dritto al cuore, al rapporto diretto tra l’interiorità di ciascuno e Dio, superando di un balzo l’obsoleta ritualità e le prescrizioni formali del culto allora vigente. Infatti non si cura delle osservazioni dei farisei che lo criticano perché sta a pranzo con Matteo e gli altri esattori delle tasse (pubblicani) suoi colleghi. Nessuna categoria di persone è esclusa dall’amore che Gesù ha per ogni uomo, anche se sono particolarmente lontani da Dio: sono infatti questi i suoi malati che a volte sorprendono per la loro generosità e prontezza, come Matteo, che da pubblicano diventerà apostolo ed evangelista.

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