Martedì, 20 maggio 2025

 

Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco. (Gv 14, 27-31a)

 

“Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. La pace di Cristo supera l’intelligenza umana. Dal mondo viene proposta una pace come risoluzione dei problemi sanitari ed economici, i quali non mancheranno mai infatti: “I poveri li avrete sempre con voi”. Ma la pace di Cristo non è innanzitutto una pace che arriva quando hai risolto nei problemi, ma una pace che nasce quando sai che non sei solo nei tuoi problemi. Gesù ha riempito di compagnia ogni istante della nostra vita bello o brutto che sia. È in quella presenza che si gioca tutta la nostra pace cristiana. Dove c’è Lui, lì c’è via, verità e vita. E’ la pace presente nella croce. Siamo tutti vittime di una ferita d’abbandono che è sedimentata al fondo del nostro cuore. Tutti in un modo o nell’altro sappiamo che cosa significa sentirsi abbandonati. Per questo ci è insopportabile quando non sentiamo più la presenza di Cristo, quando ne sperimentiamo il sentimento dell’assenza. Generalmente questo ci accade quando vogliamo essere pecore autonome. “Faccio senza il pastore”. Tutt’altro, è la dipartita al cielo di Cristo, che ora certamente non vediamo. Ma Lui si è reso altamente ascoltabile! E’ tutt’altro che un abbandonarci. A volte è necessario sentire questa assenza, perché è proprio in quei frangenti che emerge qualcosa di inedito in noi. Chi ama sa anche togliersi quando serve, perché l’amore non è solo protezione, ma anche capacità di saper fare spazio all‘altro affinché emerga con le sue capacità e la sua libertà. Ma lungi dall’essere un abbandono, è solo un altro modo di amare. Di questo amore sta parlando Gesù. Non vuole abbandonare i suoi discepoli, ma vuole dare loro la possibilità di emergere in una maniera nuova. In questa assenza/presenza si gioca il dono della Pentecoste.

Comments are closed.