In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». (Mt 5,20-26)
Lo scopo del Vangelo di oggi è: come andare in paradiso. Quindi: non ucciderai! Si può dire quindi che il comandamento “non uccidere” esprime il divieto più importante di tutti. Però Gesù distingue tra ciò che hanno detto gli antichi (Mt. 5, 43) e ciò che dice Lui. Gesù estende il contenuto del divieto di uccidere anche alla relazione con gli altri, cioè al vizio dell’ira che potrebbe portarci a incrinare il nostro rapporto col fratello o con chiunque altro chiamandolo stupido o pazzo. Quindi tutto ciò che incrina o distrugge una relazione diventa omicidio e sarà giudicato non alla leggera. Gesù è venuto per dare compimento a ogni cosa (Mt. 5, 17), per Lui una grave offesa non rimediata può portare anche all’inferno. Infatti Gesù è colui che dona lo Spirito Santo che è collante di unità anche tra di noi, perciò una rottura tra persone è tradimento di ciò che lo Spirito è e dona. Questo brano si può intendere riferito anche ai rapporti tra i coniugi. Oggi avvengono molte separazioni e divorzi ma in quanti invocano lo Spirito Santo come tutore e costruttore della loro relazione coniugale?