Un’affermazione positiva sul nostro destino

Mercoledì 8 maggio 2024. La speranza secondo Papa Francesco e Benedetto XVI, ampiamente citato da Papa Bergoglio a proposito di questa virtù

di Michele Brambilla

Papa Francesco l’8 maggio presenta nell’udienza generale la virtù della speranza. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica leggiamo che «la speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo» (n.1817). «Queste parole», commenta il Papa, «ci confermano che la speranza è la risposta offerta al nostro cuore, quando nasce in noi la domanda assoluta: “Che ne sarà di me? Qual è la meta del viaggio? Che ne è del destino del mondo?”», dato che «tutti ci accorgiamo che una risposta negativa a queste domande produce tristezza».

Infatti, «se non c’è un senso al viaggio della vita, se all’inizio e alla fine c’è il nulla, allora ci domandiamo perché mai dovremmo camminare». Ci viene in soccorso Benedetto XVI (Lett. enc. Spe salvi, 2), laddove scrive che «solo quando il futuro è certo come realtà positiva, diventa vivibile anche il presente». 

La speranza è quindi un’affermazione positiva sul futuro, che, nonostante le difficoltà, si percepisce come buono perché abbiamo come fondamento certo la Pasqua di Cristo. «La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente», come si legge ancora nella Spe Salvi (n.1). Papa Bergoglio aggiunge che «a tanti cristiani dubbiosi, che non erano completamente rinati alla speranza, l’apostolo Paolo pone davanti la logica nuova dell’esperienza cristiana: “Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,17-19). È come se dicesse: se credi nella risurrezione di Cristo, allora sai con certezza che nessuna sconfitta e nessuna morte è per sempre».

«La speranza è una virtù contro cui pecchiamo spesso: nelle nostre cattive nostalgie, nelle nostre malinconie, quando pensiamo che le felicità del passato siano sepolte per sempre», sostiene il Papa. «Di questa virtù cristiana, il mondo oggi ha tanto bisogno», perché «la speranza è la virtù di chi ha il cuore giovane; e qui non conta l’età anagrafica. Perché ci sono anche vecchi con gli occhi pieni di luce, che vivono una tensione permanente verso il futuro», e ci sono giovani che invecchiano precocemente nella disperazione. 

I santi sono certamente un modello nell’esercizio della virtù della speranza, anche quando sembra tutto perduto. Il Santo Padre ricorda infatti ai pellegrini polacchi che «oggi celebrate la solennità di San Stanislao, Vescovo e Martire, patrono della vostra Patria. San Giovanni Paolo II scrisse di lui che dall’alto dei cieli partecipò alle sofferenze e alle speranze della vostra Nazione, sostenendone la sopravvivenza specialmente durante la seconda guerra mondiale». 

Invita a pregare san Stanislao anche di fronte alla “terza guerra mondiale a pezzi”. Nel giorno della grande Supplica nel santuario di Pompei, «invito tutti ad invocare l’intercessione di Maria, affinché il Signore conceda pace al mondo intero, specialmente alla cara e martoriata Ucraina, alla Palestina, e a Israele, al Myanmar».  

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