Giovedì 9 maggio 2024

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia» (Giovanni 16,16-20).


Mentre Gesù veniva crocifisso gioivano quelli che amavano il mondo! Si lamentavano, gemevano e fuggivano come dei traditori quelli che amavano il Salvatore. Si rattristarono per la morte di Gesù, ma quando videro il Risorto entrare a porte chiuse nel cenacolo, anticipare il problema dell’imbarazzo e della vergogna del traditore, e dir loro: «Pace a voi» (Gv 20,19), allora i discepoli gioirono al vedere il Signore. La gioia fu maggiore ancora dopo aver osservato il prodigio dell’ascensione. Così accade ad ogni fedele cristiano che vive il ritmo croce-risurrezione.

Questo è il bioritmo divino dell’anima fedele. Ogni tanto Dio fa irruzione e ti propone qualcosa che fa saltare tutte le tue sante sistemazioni – è il momento della croce – anche se sono sante! Perché accade che ci si sistemi e ci si faccia un comodo nido di stabilità.  Ma quando le cose stanno così, si può notare che questo nido piega verso il basso e comincia a starti stretto. Allora Dio interviene e destabilizza la sapienza umana, rompe l’omeostasi e tutti i nostri equilibri umani. Ti fa cambiare casa, lavoro, parrocchia e intanto mette in moto tutti tuoi talenti e ti prepara una più alta sede, qui in terra e verso il cielo. 

Guarda caso, Dio, nella Bibbia, parla spesso a nomadi, gente in movimento, e li incarica di grandi missioni. Mosè faceva il pastore, come anche Davide (che diventerà addirittura re) e tanti profeti. Maria parte per i monti della Giudea per poter parlare all’unica persona che poteva capirla, la cugina Elisabetta. Questo movimento è servito affinché lei cantasse le meraviglie del cuore cattolico, e a noi giungesse il Magnificat. Se non c’è movimento, c’è morte.

Nella fede non vi sono mai simmetrie assolute: ci saranno solo in Paradiso, perché l’amore di Dio verrà totalmente espresso in amore di condivisione verso il prossimo. Noi siamo, nella fede, tutti nomadi in felice squilibrio, sempre attenti a cosa accade intorno a noi, attenti alla volontà del Padre, pellegrini verso l’eternità.

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