Sabato, 7 giugno 2025

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere. (Gv 21, 20-25)


Nel quarto vangelo tra il discepolo amato e Pietro c’è una vera e propria “santa concorrenza”, che collaborando, diventa una sola Chiesa. Nell’ultima cena gli apostoli si interrogano per capire chi è il traditore. Giovanni, ricevuta da Gesù la risposta, non dice nulla a Pietro (cf. Gv 13,26). Il primo giorno dopo il sabato santo, informati da Maria di Magdala, Pietro e il discepolo che Gesù amava, corrono insieme al sepolcro, ma questi arriva primo (cf. Gv 20,3-4). Lascia entrare Pietro nel sepolcro (cf. Gv 20,5-7), ma è lui che “vide e credette” (Gv 20,8), mentre Pietro è annoverato tra quelli che “non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti” (Gv 20,9). Il discepolo amato lo precede per conoscenza amorosa e anticipa Pietro nel discernimento, ma rispetta il suo primato. Lui è il primo, perché Gesù stesso lo ha investito di questa potestà.

Giunti a terra dopo la pesca, trovano un fuoco acceso, con pane e pesce sulla graticola. Gesù ha preparato per loro un pasto. Anche da risorto, resta colui che serve a tavola, che prepara il cibo e lo distribuisce. Pietro intanto si dà da fare per scaricare il pesce e tutto avviene senza che la rete si rompa, perché egli sa maneggiarla impedendo che avvengano strappi. È il suo lavoro di unità, di comunione: spetta a lui conservare intatta, senza strappi la tunica di Gesù tessuta dall’alto in basso (cf. Gv 19,23-24); spetta a lui garantire l’unità nella comunità dei credenti con una sapienza che sempre verrà da Roma. Gesù invita alla mensa e tutti accettano, senza proferire parola. La sua presenza trasfonde pace e serenità.  La sua premura nello spezzare il pane e porgere il cibo per essere riconosciuto, è accogliente e delicata. Ulteriore conferma, squisita umanamente: Gesù Cristo è il Figlio di Dio e nostro Salvatore

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