Parrocchia San Pietro Apostolo

Quercia — Aulla (MS)
Parroco: don Vito Piscitello

 

XVII ‐ XVIII (prime attestazioni oratorio di Quercia)

Il 20 dicembre 1709 il notaio Trombetti di Aulla riceveva il testamento del prete Cosimo Malaspina di Quercia che conteneva, tra le varie disposizioni, quelle di lasciare i suoi paramenti sacri ed il messale all’oratorio esistente nell’abitato, qualora i padri agostiniani di Fivizzano non avessero provveduto a riparare l’antica chiesa di San Pietro posta nel piano di Quercia.

Già in grave degrado l’antico edificio non fu mai riparato, oggi se ne sono perdute le tracce, ma la titolazione è rimasta alla nuova chiesa costruita nel nucleo di Quercia.

1796 (costruzione intero edificio)

Il cartiglio posto sopra il portale principale della chiesa di Quercia reca la data del 1796 riferita alla costruzione dell’edificio destinato al culto della comunità di Quercia e delle due ville vicine di Sanacco e Vaccareccia.

In questo senso, a causa della distanza con Olivola, il presbitero don Baldassini di Quercia esprimeva la richiesta al vescovo di Sarzana, che l’accolse il 26 febbraio 1796.

1864 (istituzione della parrocchia intero bene)

Nel 1864 la chiesa di Quercia fu dismembrata dalla parrocchiale di Olivola dalla quale dipendeva e divenne autonoma.

1873 ‐ 1881 (costruzione torre campanaria)

Una iscrizione incisa su una lastra di marmo, collocata sulla base del campanile, ne ricorda la costruzione, avvenuta tra il 1873 ed il 1881.

1920 (danni sismici copertura a volte)

Il sisma del 1920 danneggiando l’edificio provocò il crollo della struttura voltata di copertura che fu sostituita con una soletta di cemento armato con nervature a cassettone.

1975 Altare ‐ aggiunta arredo

Altare in legno con pannello in tessuto.

1975 Ambone ‐ aggiunta arredo

Ambone in legno.

La chiesa dei SS. Pietro e Paolo di Quercia si trova sul limite orientale dell’abitato, lungo il percorso principale che scende in direzione di Olivola, parrocchia dalla quale dipendeva fino al 1864. Sul finire del secolo XVIII a Quercia, dove esisteva un oratorio, di cui non si conoscono né l’ubicazione né la consistenza, come in altre località, si faceva sempre più pressante la richiesta di poter celebrare i sacri riti della fede cristiana senza doversi recare alla chiesa principale, spesso lontana e scomoda da raggiungere, soprattutto nella cattiva stagione.

In questo senso il vescovo di Sarzana, accolse la richiesta del parroco di Quercia, don Pietro Baldassini, il 26 febbraio 1796.

In breve tempo le maestranze e gli abitanti provvidero alla costruzione della chiesa, che doveva servire anche le vicine frazioni di Sanacco e Vaccareccia, probabilmente entro lo stesso anno, se la data incisa sul portale attesta l’ultimazione dei lavori.

Fu realizzato un fabbricato affine ad altre chiese di quel periodo, esito di numerose rielaborazioni di temi tardo-rinascimentali applicati a vani destinati ad accogliere comunità numerose.

Ripartita in tre campate, l’aula di Quercia si chiude con un presbiterio poligonale rivolto a sud-est e volte a vela, con la possibilità di creare grandi finestre nelle lunette appoggiate sull’estradosso della trabeazione, ne ricoprivano il volume.

Durante il sisma del 1920 le volte crollarono e qui, come altrove, furono sostituite con un solaio nervato in cemento armato decorato a cassettoni.

Il prospetto ripartito in tre superfici verticali da lesene terminate con pinnacoli piramidali e raccordate con elementi curvilinei è animato da una trabeazione marcapiano che sostiene il sovrastante fastigio.

Così si può chiamare la parte superiore del prospetto, che non isola la parte centrale con un elemento chiuso nella sua risoluzione formale, come un timpano o un frontone segmentale, ma lascia che il culmine dell’onda descritto dalla curva dell’elemento centrale fluisca ed includa in un unico disegno anche le ali laterali, liberandole dal ruolo di semplici raccordi, per renderle piuttosto partecipi dell’unica composizione del fastigio.

La facciata della chiesa di Quercia presenta una superficie scandita in tre parti, simili tra loro, da lesene ornate con cuspidi piramidali raccordate da elementi curvilinei; un cornicione marcapiano la divide poi la parte inferiore, caratterizzata da un finto bugnato dipinto di colore rosato, da quella superiore, monocroma, con il fastigio di chiusura.

L’asse della composizione si sviluppa allineando gli elementi funzionali all’utilizzo del fabbricato.

Il portale ha una incorniciatura in marmo, ed è sormontato dal cartiglio recante l’iscrizione, la data, ed il nome dei santi patroni, la Beata Vergine Maria e San Pietro Apostolo.

Una finestra rettangolare che illumina l’interno, fiancheggiata da due finestre cieche, occupa la parte immediatamente sopra il cornicione, sormontata ancora da una nicchia vuota, che di solito ospita la statua del patrono.

La parte centrale, più alta delle laterali, si chiude con la curva la semicircolare del cornicione del secondo ordine, raccordata da due curve contrapposte ai pilastri laterali.

A differenza della vicina chiesa di San Michele di Olivola che presenta l’intera declinazione degli elementi della trabeazione sommitale, qui le forme si sono semplificate riducendo lo spazio del capitello ad una sola cornice posta in corrispondenza del sommoscapo della parasta.

Tale soluzione è applicata anche nel cornicione inferiore che divide l’elevato, corrispondente al volume dell’aula interna, dalle strutture voltate della copertura, di cui segna l’imposta, offrendo l’appoggio per il trave di colmo dell’orditura del tetto ed assumendo al tempo stesso l’aspetto del fastigio ornamentale che chiude il prospetto. Sul lato sinistro, distanziata da un ambito si trova la torre campanaria dalla copertura piana coronata da un parapetto balaustrato.

L’impianto strutturale, fino all’innesto del presbiterio semiottagonale che chiude il vano, è generato da una pianta rettangolare con la lunghezza circa il doppio della larghezza.

Le pareti sono irrigidite da paraste che ripartiscono lo spazio in tre campate, precedute da modulo minore appositamente costruito per ospitare la cantoria in muratura addossata alla controfacciata, senza interferire con la campata adiacente.

L’ultima campata è già parte del presbiterio e si conclude con gli adattamenti del pilastro alla riduzione della larghezza del coro configurando la struttura di un arco trionfale dalle facce diagonali rettilinee contrapposte.

L’impianto era in origine coperto da volte irrigidite da arcate trasversali crollate a seguito del sisma del 1920 e sostituite con nervature incrociate in cemento armato, sostenute da una muratura rettilinea appoggiata sul cornicione dell’aula, rinforzata con catene trasversali.

La chiesa è fiancheggiata da vani di servizio; quelli di sinistra nascondono il prospetto laterale fino all’imposta delle volte lasciando scoperte le finestre, mentre quelli del fianco opposto, destinati alla residenza del parroco, lo inglobano per intero.

Completamente visibile è la forma poligonale del presbiterio sostenuta da robusti contrafforti, nella parte del basamento.

L’aula si configura come uno spazio regolare unitario, preceduto dal portico della cantoria, e delimitato dalla struttura dell’arco trionfale aperto sulle facce diagonali del coro ornate con dipinti contemporanei raffiguranti, tra gli altri, episodi della vita dei santi patroni Pietro e Paolo.

Al centro, sulla la superficie orizzontale del semipoligono del coro un’edicola dal timpano triangolare elevata sopra l’ultimo livello dell’altare conteneva la statua di San Pietro, poi spostata nell’altare laterale destro.

La metrica della trabeazione semplificata, che utilizza cioè una cornice sulla quale appoggiano l’architrave, il fregio e tutti gli elementi di coronamento, anima le pareti dell’aula disegnando ampie superfici.

Quelle della campata centrale, probabilmente coperta con una volta a vela, ma che una descrizione di poco posteriore al terremoto del 1920 chiama “cupola”, ospitano una coppia di altari di gusto ottocentesco, dal timpano semicircolare sostenuto da pilastri dorici.

In questo modo il volume del vano si arricchiva di un contro-asse non dichiarato strutturalmente, ma intenzionalmente costruito con la disposizione degli arredi e, per quanto attiene la volta, secondo un uso molto diffuso, con il linguaggio della finzione prospettica. 

Il presbiterio si trova su un piano sostenuto da tre gradini disposti in senso trasversale per tutta la larghezza dell’aula, occupando la terza campata del vano e collocando l’altare sul diametro dell’emiciclo a cinque facce del coro.

Tra quest’ultimo, più ridotto in larghezza, e la campata rettangolare si articola la modanatura dell’arco trionfale oggi compromessa dalla mancata ricostruzione della volta.

L’altare è frutto di un rifacimento del modello settecentesco di gusto ligure, realizzato dalla Ceramica Vaccari di Ponzano Magra, attiva anche nella chiesa parrocchiale di Licciana Nardi.

Nella parte basamentale, composta di pietre di varie dimensioni, collegate da abbondante malta, come si vede soltanto nell’estradosso del presbiterio, la struttura dell’edificio è in muratura portante intonacata.

La parte superiore è stata rifatta completamente in cemento armato e solaio nervato.

La copertura dell’aula è a doppio spiovente in cotto sostenuto presumibilmente da una struttura lignea.

Il pavimento dell’aula è in marmo a disegno con marmi misti

L’apparato decorativo della chiesa presenta ampie campiture monocromatiche di colore caldo con ornati in corrispondenza delle modanature architettoniche.

Il soffitto è a finti cassettoni con figure riconducibili al periodo del primo dopoguerra successivo al sisma del 1920

La torre campanaria, a base quadrata, è costituita da una robusto prisma basamentale, sormontato da un elemento centrale che si sviluppa in altezza per una misura doppia, fino al marcadavanzale della cella campanaria aperta con quattro fornici a tutto sesto.

Queste sono inserite all’interno di specchiature allungate tra robusti i cantonali sui quali appoggia una trabeazione ornata con oculi ellittici.

La terrazza d’attico è delimitata da un parapetto balaustrata.

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