Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”. (Gv 3, 16-21)
“Perché chiunque crede il lui non vada perduto”
Spesso si crede che la festa della Trinità sia la festa della teologia. La fede non la proponiamo per deduzione logica. Non professiamo la fede nella SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, tanto per ragionamento. Parliamo della SS. Trinità perché parliamo di qualcosa di cui abbiamo avuto esperienza nel Signore Gesù, nello Spirito che lui ci ha donato, nell’esperienza della Chiesa. Noi cristiani abbiamo conosciuto Iddio stesso che si è rivelato nella nostra vita, nello Spirito che Gesù Cristo ci ha donato. Lì si è rivelato Dio nella nostra vita. Come possiamo parlare di nostro padre perché l’abbiamo conosciuto, così possiamo parlare di Dio perché ne abbiamo fatto un’esperienza per cui ci va di conoscere cosa era in sé. E’ il distinguo fra Trinità immanente, cioè come essa è in sé stessa e Trinità economica, cioè come essa si è comportata con noi. Si è rivelata in Cristo compiutamente e in Lui abbiamo conosciuto il Padre, quel Dio meraviglioso.
Da questo si deduce, come si deduce di una persona il cuore. Noi deduciamo il cuore di Dio. Abbiamo potuto constatare che quel Dio meraviglioso che si è rivelato ad Israele è Padre, il quale ha fatto sì che la sua potenza donata possa entrare in noi, cioè lo Spirito Santo, e da questa esperienza noi lo abbiamo dedotto: come di una persona conoscendola profondamente si deduce il cuore, cioè il lato più segreto, così noi conosciamo il Padre perchè ci è svelato il segreto di Dio nell’esperienza della fede.
Tanti cristiani presenti alla Santa Messa potrebbero obiettare che tutte queste cose non le hanno capite. Per cui che fare? Esercitarsi di più, interessarsi maggiormente, leggere un grosso tomo di teologia così si capisce tutto? Questo può servire, ma la teologia è la risposta che la fede cerca, ma si tratta di fede già presente. Con la teologia si riflette e si capisce. Ma la teologia consegue alla fede, non dà la fede. Ne deduciamo che ciò che conta è fare esperienza della fede. Cosa significa fare esperienza della fede? Questo Vangelo ci aiuta su come possiamo sperimentare la SS. Trinità, perché in questo testo vediamo chi essa è.
Dio ha tanto amato il mondo……Allora : fare esperienza della salvezza, provare a credere nel Signore Gesù, dargli fede, e obbedirgli; scaricare il peso della nostra esistenza dalle nostre piccole idee al Vangelo, a ciò che nel profondo dell’anima sentiamo essere ciò che Dio ci chiede di fare e di essere; quindi provare a fidarci di quello e da quello dedurre che la nostra vita inizia ad essere salvata, bella e saporita e scoprire che Dio è tutto dalla parte della salvezza.