l giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». (Gv 6, 22-29)
La predicazione di Gesù nella sinagoga di Cafarnao ci porta a contatto con il discorso eucaristico. L’Eucarestia è un dono del Padre, un dono che prolunga quello dell’Incarnazione. Duemila anni fa morì Cristo in croce, oggi accade l’Eucarestia. Essa viene da Dio e conduce a Dio, perché è un evento dinamico che conduce alla presenza reale di una persona: Gesù stesso. Il sacrificio dell’altare è rivolto a Dio ma i beneficiari siamo noi. Ciò che Gesù compie è l’obbedienza perfetta alla volontà del Padre, che non seppe realizzare Adamo e nessun altro, durante l’Antico Testamento. In Gesù finalmente accade questa totale congruenza e di conseguenza anche la piena compiacenza del Padre. Così si compie la nuova creazione, ricompare l’arcobaleno dell’Alleanza. Non è certo della sofferenza terribile della croce che si compiace il Padre! Sarebbe un culto del dolore, tanto eroico quanto assurdo. Dio si compiace dell’amore manifestato sul Calvario: “Voglio l’amore non il sacrificio” (Os 6,6). Il profumo dell’olio con cui la donna peccatrice unse i piedi di Gesù, non si sarebbe effuso così subitaneo, se non avesse rotto il vaso di alabastro che lo conteneva. Ciò che Gesù apprezzò, fu però il profumo, non il vaso infranto. Dio si deliziò tanto di suo figlio da non poter trattenere alcun mistero. Effuse incontenibile l’onnipotenza della sua grazia e fu la Risurrezione. Essa è la conseguenza della grande compiacenza del Padre, per l’opera della Passione del Figlio: “Cristo umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte… Per questo Dio l’ha esaltato” (Fil 2, 8).