Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto (Gv 15.26-16,4a).
Gesù annuncia chiaramente ai suoi discepoli l’esperienza della testimonianza alla sua persona con il sostegno dello Spirito Santo che verrà proprio per questo. Infatti gli apostoli, che sono stati con lui sin dal principio, non devono farsi facili illusioni per un futuro di gloria mondana. Devono sapere piuttosto che saranno segnati dalla persecuzione da parte di coloro che hanno una religione a modo loro senza il Padre e il Figlio. Dunque non dovranno scandalizzarsi di fronte alla persecuzione poiché ne sono statti avvertiti. Anzi devono sentirsi incoraggiati dalla promessa dello Spirito Santo che non li lascerà soli nella dura prova della testimonianza, ma li fortificherà.
Anche noi, cristiani del XXI secolo, sentiamo la forza e la gioia dell’avvertimento di Gesù. Diventiamo sempre più consapevoli che l’essere credenti in Cristo è una bella prova di coraggio, posto che la vita ci è data non per il divertimento, bensì per compiere il nostro dovere di rendere gloria a Dio da cui discende la felicità nello svolgersi delle nostre esistenze. Il nostro impegno quotidiano è perciò la collaborazione con Gesù per instaurare il suo regno di verità, amore e giustizia. E in un mondo, spinto dai soliti potenti sulle vie dell’impossibile autosalvezza, non ci lasciamo sedurre dalla ricerca di vecchi e aggiornati compromessi. Non ci arrendiamo, ma poniamo mano, secondo la propria vocazione, alla riforma personale e sociale, ben sapendo che “il male non prevarrà”, come ci ricorda Papa Leone XIV. Questa è la nostra gioia. Vivere nella consapevolezza dell’appartenenza operosa a Gesù come ci ricorda anche S. Filippo Neri che oggi festeggiamo.