La vita eterna nel Suo nome

Domenica 7 aprile 2024. Tutti vogliamo la vita, ma la dobbiamo cercare presso la Persona giusta, Gesù risorto

di Michele Brambilla

«Oggi, seconda domenica di Pasqua, intitolata da san Giovanni Paolo II alla Divina Misericordia», come ricorda lo stesso Papa Francesco all’inizio del Regina Coeli del 7 aprile, «il Vangelo (cfr Gv 20,19-31) ci dice che credendo in Gesù, Figlio di Dio, possiamo avere la vita eterna nel suo nome». Il Papa osserva che «tutti vogliamo avere vita, ma ci sono vari modi per farlo. Per esempio, c’è chi riduce l’esistenza a una corsa frenetica per godere e possedere tante cose: mangiare e bere, divertirsi, accumulare soldi e roba, provare emozioni forti e nuove, e così via». Comprendiamo subito che «non è così che si “ha la vita”, perché seguendo le strade del piacere e del potere non si trova la felicità. Restano infatti senza risposta tanti aspetti dell’esistenza come, ad esempio, l’amore, le esperienze inevitabili del dolore, del limite e della morte. E poi rimane inappagato il sogno che ci accomuna tutti: la speranza di vivere per sempre, di essere amati senza fine». La vera speranza e l’amore autentico li possiamo trovare solo in Gesù. 

«Guardiamo cosa è accaduto ai discepoli nel Vangelo. Stanno attraversando il momento di vita più tragico: dopo i giorni della passione sono chiusi nel Cenacolo, spaventati e scoraggiati. Il Risorto si fa loro incontro e per prima cosa mostra le sue piaghe (cfr v. 20): erano i segni della sofferenza e del dolore, potevano suscitare sensi di colpa, eppure con Gesù diventano i canali della misericordia e del perdono. Così i discepoli vedono e toccano con mano che con Gesù la vita vince, sempre, la morte e il peccato sono sconfitti», prosegue il Pontefice, il quale sottolinea che è proprio in tale occasione che «ricevono il dono del suo Spirito, che dà loro una vita nuova, da figli amati, impastata di gioia, amore e speranza».

Cosa deve fare, dunque, l’uomo per avere la vita eterna? «Basta fissare lo sguardo su Gesù crocifisso e risorto, incontrarlo nei Sacramenti e nella preghiera, riconoscerlo presente, credere in Lui, lasciarsi toccare dalla sua grazia e guidare dal suo esempio, sperimentare la gioia di amare come Lui. Ogni incontro con Gesù, un incontro vivo con Lui, ci permette di avere più vita», rimarca il Santo Padre.

«Ieri ricorreva la Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace», rammenta il Papa sottolineando l’importanza che ha l’ambito sportivo nell’educare ad un mondo pacifico e “gratuito” (ovvero non appiattito sulle logiche del guadagno e del successo ad ogni costo). 

Il tema della pace porta automaticamente a pensare ai conflitti in corso. «Non venga meno la nostra preghiera per la pace, una pace giusta e duratura, in particolare per la martoriata Ucraina e per la Palestina e Israele. Lo Spirito del Signore risorto illumini e sostenga quanti lavorano per diminuire la tensione e favorire gesti che rendano possibili i negoziati. Che il Signore dia ai dirigenti la capacità di fermarsi un po’ per trattare, per negoziare», dice Francesco tornando su questo concetto che ha fatto molto discutere nel mese di marzo. 

Importante il saluto rivolto agli «alunni della Scuola cattolica Mar Qardakh di Erbil, capitale del Kurdistan Iracheno», dove le comunità cristiane stanno cercando faticosamente di rinascere nonostante la minaccia dell’allargamento del conflitto mediorientale.

Il Papa cita anche «i partecipanti alla Conferenza Internazionale per l’abolizione della maternità surrogata» che si sta tenendo a Roma presso la LUMSA.

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