La Parola esiste per essere comunicata

Giovedì 19 gennaio 2023. Cristo è Verbo perché è rivelazione del mistero relazionale della Trinità, che desidera costruire una relazione anche con le creature, come appare evidente nell’immagine evangelica del Buon Pastore. Il Papa cita L’anima di ogni apostolato di padre Chautard a proposito dello spirito di preghiera che deve sempre animare il missionario del terzo millennio

di Michele Brambilla

Papa Francesco inizia l’udienza del 18 gennaio ricordando che «mercoledì scorso abbiamo avviato un ciclo di catechesi sulla passione di evangelizzare, cioè sullo zelo apostolico che deve animare la Chiesa e ogni cristiano. Oggi guardiamo al modello insuperabile dell’annuncio: Gesù. Il Vangelo del giorno di Natale lo definiva “Verbo di Dio” (cfr Gv 1,1). Il fatto che egli sia il Verbo, ossia la Parola, ci indica un aspetto essenziale di Gesù: Egli è sempre in relazione, in uscita, mai isolato, sempre in relazione, in uscita; la parola, infatti, esiste per essere trasmessa, comunicata». La stessa SS. Trinità è relazione in se stessa e non può volere altro che relazionarsi con le sue creature, in particolare l’uomo, plasmato a immagine e somiglianza di Dio.

Cristo percorre in lungo e in largo la Palestina dei suoi tempi. «Se infatti guardiamo alle sue giornate, descritte nei Vangeli, vediamo che al primo posto c’è l’intimità con il Padre, la preghiera», da cui scaturiscono le energie spirituali che sostengono l’apostolato attivo in mezzo alla gente. Il Messia non è infatti stato mandato sulla terra per autocelebrarsi o solo per la Casa di Israele, ma per incontrare ogni uomo, specie coloro che sono poveri sia materialmente che, soprattutto, nell’anima. «A tale proposito è interessante il primo gesto pubblico che Egli compie, dopo gli anni della vita nascosta a Nazaret. Gesù non fa», infatti, «un grande prodigio, non lancia un messaggio ad effetto, ma si mischia con la gente che andava a farsi battezzare da Giovanni. Così ci offre la chiave del suo agire nel mondo: spendersi per i peccatori, facendosi solidale con noi senza distanze, nella condivisione totale della vita».

«Ora, se vogliamo rappresentare con un’immagine il suo stile di vita, non abbiamo difficoltà a trovarla: Gesù stesso ce la offre» parlando di se stesso come del Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore (Gv 10,11). Allora «il suo è un cuore pastorale (cfr Ez 34,15). Fa il pastore con tutti noi», ma per conservare all’aggettivo “pastorale” la sua caratura biblica è bene sottolineare che «l’intimità con Lui è, come suggeriva il bel volume dell’abate Chautard, “l’anima di ogni apostolato”». Un suggerimento librario che Alleanza Cattolica rilancia volentieri, essendo l’opera di dom Giovanni Battista Chautard (1858-1935) una lettura spirituale da sempre incoraggiata all’interno dell’associazione. 

Il Papa invita poi a focalizzare lo sguardo sui cosiddetti “lontani”, specie coloro che le comunità cristiane hanno lasciato allontanare quasi disinteressandosene. «Abbiamo ascoltato la parabola della pecora smarrita, contenuta nel capitolo 15 del Vangelo di Luca (cfr vv. 4-7). Gesù parla anche della moneta perduta e del figlio prodigo. Se vogliamo allenare lo zelo apostolico, il capitolo 15 di Luca è da avere sempre sotto gli occhi. Leggetelo spesso, lì possiamo capire cosa sia lo zelo apostolico. Lì scopriamo che Dio non sta a contemplare il recinto delle sue pecore e nemmeno le minaccia perché non se ne vadano. Piuttosto, se una esce e si perde, non la abbandona, ma la cerca. Non dice: “Se n’è andata, colpa sua, affari suoi!”. Il cuore pastorale reagisce in altro modo: il cuore pastorale soffre, il cuore pastorale rischia», ovvero si adopera nel concreto per riportare a Dio le anime che si sono perse lungo la strada della vita. 

Il Santo Padre sprona ancora una volta a non fossilizzarsi sulle questioni di forma e ad avere il coraggio di “sperimentare”. «Magari seguiamo e amiamo Gesù da tanto tempo e non ci siamo mai chiesti se ne condividiamo i sentimenti, se soffriamo e rischiamo in sintonia con il cuore di Gesù, con questo cuore pastorale, vicino al cuore pastorale di Gesù». Pertanto «chiediamo nella preghiera la grazia di un cuore pastorale, aperto, che si pone vicino a tutti, per portare il messaggio del Signore e anche sentire per ognuno la nostalgia di Cristo. Perché, la nostra vita senza questo amore che soffre e rischia, non va: se noi cristiani non abbiamo questo amore che soffre e rischia, rischiamo di pascere solo noi stessi», ammonisce il Papa. 

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