In Niger tacciano le armi

Domenica 20 agosto 2023. Tutto si può ottenere, sulla terra come nei cieli, se si ha una fede “concreta” come la cananea

di Michele Brambilla

«Oggi il Vangelo narra l’incontro di Gesù con una donna cananea, al di fuori del territorio d’Israele (cfr Mt 15,21-28). Ella gli chiede di liberare sua figlia, tormentata da un demonio, ma il Signore non le presta ascolto. Lei insiste, e i discepoli gli consigliano di esaudirla perché la smetta, ma Gesù spiega che la sua missione è destinata ai figli d’Israele», tuttavia, evidenzia Papa Francesco introducendo l’Angelus del 20 agosto, l’arguta riposta della cananea porta il Signore a riconoscere la genuinità della fede della donna. Infatti «vediamo che Gesù cambia il suo atteggiamento, e a farlo cambiare è la forza della fede di quella donna».

«Egli stava rivolgendo la sua predicazione al popolo eletto; poi, lo Spirito Santo avrebbe spinto la Chiesa ai confini del mondo. Ma qui avviene, potremmo dire, un’anticipazione, per cui, nell’episodio della donna cananea, già si manifesta l’universalità dell’opera di Dio. È interessante questa disponibilità di Gesù: di fronte alla preghiera della donna “anticipa i piani”, davanti al suo caso concreto diventa ancor più condiscendente e compassionevole. Dio è così: è amore, e chi ama non resta rigido», rimarca il Pontefice.

«Guardiamo allora alla fede della donna, che il Signore loda, dicendo che è “grande” (v. 28). Ai discepoli sembra grande solo la sua insistenza, ma Gesù vede la fede», allora come oggi, pare dire il Santo Padre. «Se ci pensiamo, quella donna straniera probabilmente conosceva poco, o per nulla, le leggi e i precetti religiosi di Israele. In che consiste allora la sua fede? Essa non è ricca di concetti, ma di fatti», ricordandoci che il nostro stesso essere cattolici «non è un’etichetta religiosa, ma un rapporto personale con il Signore» da trasfondere nelle buone opere di tutti giorni. Il Signore «non resta rigido sulle proprie posizioni, ma si lascia smuovere e commuovere; sa cambiare i suoi programmi. L’amore è creativo, e noi cristiani, se vogliamo imitare Cristo, siamo invitati alla disponibilità del cambiamento», sostiene il Pontefice senza mezzi termini. Non è, come si potrebbe temere, una svalutazione completa della dottrina tradizionale, ma «quanto bene fa nei nostri rapporti, ma anche nella vita di fede, essere docili, prestare davvero ascolto, intenerirci in nome della compassione e del bene altrui, come Gesù ha fatto con la Cananea».

Passato qualche giorno dal momento di maggiore attenzione da parte delle cancellerie e delle redazioni di tutto il mondo, Francesco prende posizione anche sulla crisi in Niger. «Cari fratelli e sorelle, seguo con preoccupazione quanto sta accadendo in Niger. Mi unisco all’appello dei vescovi in favore della pace nel Paese e della stabilità della Regione del Sahel. Accompagno con la preghiera gli sforzi della comunità internazionale per trovare al più presto una soluzione pacifica per il bene di tutti. Preghiamo per il caro popolo nigerino. E invochiamo la pace anche per tutte le popolazioni ferite da guerre e violenze, specialmente preghiamo per l’Ucraina», insiste il Papa. Ancora una volta gli sforzi della comunità internazionale sono accompagnati da un’accorata richiesta di preghiera da parte del Sommo Pontefice. Come affermato della stessa cananea, la fede del popolo cristiano «non è fatta di galateo teologico, ma di insistenza: bussa alla porta, bussa, bussa; non è fatta di parole, ma di preghiera». La vera soluzione delle controversie internazionali, sembra ammonire il Santo Padre, passa dalla medesima dinamica di fede, da una fiducia incrollabile nel Signore della storia.

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