Il caso Guadalupe

Mercoledì 23 agosto 2023. Dove la Madonna si fece “india” per portare il Vangelo nelle Americhe

di Michele Brambilla

Nell’udienza del 23 agosto Papa Francesco tratta quello che è stato definito dal nostro militante Giulio Dante Guerra «un caso di inculturazione miracolosa» (Cristianità, Piacenza 1992), ovvero le apparizioni mariane di Guadalupe, in Messico, che è «una sorgente viva. I messicani sono contenti! Certo, il Vangelo vi era giunto già prima di quelle apparizioni, ma purtroppo era stato accompagnato anche da interessi mondani. Anziché la via dell’inculturazione, era stata percorsa troppo spesso quella sbrigativa di trapiantare e imporre modelli precostituiti – europei, per esempio -, mancando di rispetto verso le popolazioni indigene», sostiene il Pontefice.

«La Vergine di Guadalupe, invece, appare vestita con gli abiti degli autoctoni, parla la loro lingua, accoglie e ama la cultura del luogo: Maria è Madre e sotto il suo manto trova posto ogni figlio. In Lei, Dio si è fatto carne e, tramite Maria, continua a incarnarsi nella vita dei popoli» assecondando la loro fisionomia. «Il Vangelo si trasmette nella lingua materna», infatti la Madonna si rivolge al veggente di Guadalupe, l’indio san Juan Diego, utilizzando la lingua azteca. Il Papa rimarca anche che «sempre la Madonna sceglie i semplici, sulla collina del Tepeyac in Messico come a Lourdes e a Fatima», evidenziando il legame che intercorre tra le più importanti apparizioni mariane dell’epoca moderna.

Francesco narra poi la ben nota vicenda della nascita dell’immagine miracolosa sulla tilma (mantello) di Juan Diego, venerata nel santuario di Guadalupe. Il miracolo avvenne per convincere mons. Juan de Zumarraga (1468-1548) della veridicità dell’apparizione. Le difficoltà che il veggente ebbe nel farsi comprendere dall’arcivescovo di Città del Messico, spagnolo, ricordano che «nonostante lo zelo, arrivano gli imprevisti, a volte dalla Chiesa stessa. Per annunciare, infatti, non basta testimoniare il bene, occorre saper sopportare il male. Non dimentichiamo questo: è molto importante per annunciare il Vangelo non basta testimoniare il bene, ma occorre saper sopportare il male. Un cristiano fa il bene, ma sopporta il male. Ambedue vanno insieme, la vita è così. Anche oggi, in tanti luoghi, per inculturare il Vangelo ed evangelizzare le culture occorrono costanza e pazienza, occorre non temere i conflitti, non perdersi d’animo. Sto pensando a un Paese dove i cristiani sono perseguitati, perché sono cristiani e non possono praticare la loro religione bene e in pace», aggiunge il Papa senza fare nomi.

«Juan Diego lascia tutto e, col permesso del vescovo, dedica la sua vita al santuario. Accoglie i pellegrini e li evangelizza. È quello che succede», spiega il Santo Padre, «nei santuari mariani, meta di pellegrinaggi e luoghi di annuncio, dove ciascuno si sente a casa – perché è la casa della mamma, è la casa della madre – e prova la nostalgia di casa, cioè la nostalgia del luogo in cui sta la Madre, il Cielo».

I santuari sono una grande risorsa per la nuova evangelizzazione, perché i fedeli vi trovano quella spiritualità e quell’attenzione al singolo che non sempre, purtroppo, sono possibili nelle parrocchie. Il Papa, rivolgendosi ai pellegrini polacchi, cita anche il santuario di Częstochowa, dove chiede di pregare sempre per l’Ucraina.

Comments are closed.