In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti». (Mt 7, 7-12)
Gesù nei suoi primi discorsi affermò di non essere venuto ad abolire, ma a dare compimento alla Legge e ai Profeti. La massima finale o “Regola d’oro” ne è l’ottima sintesi. Questa sentenza di Gesù era conosciuta, anzi tutto in forma negativa, nell’ambiente biblico ma anche in quello laico. E’ l’espressione più succinta della legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e corrisponde al comandamento nuovo, riportato da Giovanni: “Amatevi gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Il rabbino Hillel, nel 20 A.C. dava questa interpretazione contenuta nel Lv 19, 18: “Ciò che non vorresti fosse fatto a te, non farlo al tuo prossimo; questa è tutta la legge, il resto è commento”.
Gesù non si accontenta di evitare il peccato. Vuole che tutta la persona vivente zampilli come una fonte di ottima acqua per la vita eterna. Ciò implica non solo l’esclusione delle offese e delle colpe verso il prossimo, ma l’obbligo di soccorrerlo e di procurargli del bene. Un amore puramente passivo non è sufficiente; il vero amore esige l’impegno, la carità disinteressata e operosa, l’oblatività spinta fino al sacrificio della vita a imitazione del Maestro. La novità del comando di Gesù consiste in questa unificazione di tutta la Legge e i profeti nel precetto fondamentale dell’amore. Il discorso della montagna con le beatitudini, non risulta così un nuovo codice di norme e di prescrizioni legalistiche. Tutt’altro! Beato colui che si sforza di trovare le parole per un contatto autentico con il prossimo. Il prossimo avverte che un’anima santa si dedica a lui. E’ questa proclamazione dell’amore del Padre, che deve trovare riscontro nella prassi e nel comportamento etico del credente verso i fratelli.