Fino a settanta volte sette

Domenica 17 settembre 2023. Il cattolico, come Gesù, deve rivestire il fratello uomo della medesima misericordia che sorregge lui stesso. Nuovo appello del Papa per il Mediterraneo e l’Ucraina

Michele Brambilla

Papa Francesco, prima dell’Angelus del 17 settembre, spiega che «oggi il Vangelo ci parla di perdono (cfr Mt 18,21-35). Pietro chiede a Gesù: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte”», che è la cifra della completezza secondo la cultura ebraica? Il Signore sorprende i discepoli rispondendo: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette», cioè praticamente sempre.

«Gesù illustra poi questa realtà attraverso una parabola, che ha sempre a che fare con dei numeri. Un re, dopo esser stato pregato, condona a un servo il debito di 10.000 talenti: è un valore esagerato, immenso, che oscilla tra le 200 e le 500 tonnellate d’argento: esagerato. Era un debito impossibile da saldare, anche lavorando una vita intera: eppure quel padrone, che richiama il Padre nostro, lo condona per pura “compassione”», dice il Vangelo. «Questo è il cuore di Dio: perdona sempre perché Dio è compassionevole. Non dimentichiamo com’è Dio: è vicino, compassionevole e tenero; così è il modo di essere di Dio», ripete il Santo Padre, osservando come il servo della parabola non si comporti allo stesso modo con un “collega”, e per molto meno!

«Dio non si compra, Dio è gratuito, è tutto gratuità», prosegue il Pontefice, per il quale «noi non possiamo ripagarlo ma, quando perdoniamo il fratello o la sorella, lo imitiamo. Perdonare non è dunque una buona azione che si può fare o non fare: perdonare è una condizione fondamentale per chi è cristiano»: se il Signore non ci usasse misericordia, non potremmo neppure sussistere davanti a Lui. Tendiamo a dimenticarlo nella vita quotidiana, ma «Dio ha dato la vita per noi e in nessun modo potremo compensare la sua misericordia, che Egli non ritira mai dal cuore. Però, corrispondendo alla sua gratuità, cioè perdonandoci a vicenda, gli possiamo dare testimonianza, seminando vita nuova attorno a noi. Fuori del perdono, infatti, non c’è speranza; fuori del perdono non c’è pace», ma la devastazione continua. Utilizzando una metafora “ecologica”, «il perdono è l’ossigeno che purifica l’aria inquinata dall’odio, il perdono è l’antidoto che risana i veleni del rancore, è la via per disinnescare la rabbia e guarire tante malattie del cuore che contaminano la società».

La carità «tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1Cor 13,7): per questo «venerdì mi recherò a Marsiglia per partecipare alla conclusione dei Rencontres Méditerranéennes, una bella iniziativa che si snoda in importanti città del Mediterraneo, riunendo responsabili ecclesiali e civili per promuovere percorsi di pace, di collaborazione e di integrazione attorno al mare nostrum, con un’attenzione speciale al fenomeno migratorio», parlando del quale aggiunge che «esso rappresenta una sfida non facile, come vediamo anche dalle cronache di questi giorni, ma che va affrontata insieme, in quanto essenziale per il futuro di tutti, che sarà prospero solo se costruito sulla fraternità, mettendo al primo posto la dignità umana, le persone concrete, soprattutto le più bisognose».

La presenza in piazza delle «Suore Missionarie del Santissimo Redentore della Chiesa greco-cattolica ucraina» permette al Papa di continuare ad esortare tutti i cattolici alla preghiera per «il martoriato popolo ucraino e per la pace in ogni terra insanguinata dalla guerra».

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