Domenica 30 luglio 2023

Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.  Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci.  Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.  Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.  Avete compreso tutte queste cose?”. Gli risposero: “Sì”.  Ed egli disse loro: “Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. (Mt 13, 44-52) 
Un uomo trova un grande tesoro in un campo che non gli appartiene e si muove con astuzia. Secondo la legge lo scopritore deve dividere il tesoro al cinquanta per cento con il padrone del campo. Per impadronirsi dell’intero tesoro, decide di acquistarlo, tacendo della grande ricchezza che è nascosta in esso. Per affrontare le spese vende tutto ciò che possiede. Il sacrificio è molto grande, ma il tesoro lo ripagherà di tutto. Il comportamento dell’uomo della parabola è moralmente riprovevole.  Ma la morale economica non è il tema di questa parabola. In tal caso, come anche nella parabola della perla preziosa, si vuole sottolineare che l’adesione al vangelo, non tollera mezze misure e compromessi con il mondo.   “Vende tutto quello che ha”. Questa è la frase determinante in questo testo.  Se si vuole mettersi davvero alla sequela di Gesù, tutto deve essere sacrificato; diventare discepoli di un salvatore che muore in croce, impone che tuta la nostra vita sia adeguata alla salvezza eterna. Si può affermare che queste parabole sono il commento visivo del primo e fondamentale imperativo della legge antica: Amerai il Signore Dio tuo con il cuore e con tutte le forze; o anche: Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me. Siamo tutti più o meno maestri del compromesso: tentiamo sempre di salvare qualcosa da questo sacrificio totale che ci viene richiesto, che altro non è che, rinunciare a ciò che Dio non benedice, dove il raccolto è scarso e amaro. Ciascuno ha le sue sensibilità sregolate come Rachele e teniamo nascosto qualche idoletto nella sella del nostro cammello, come se Gesù volesse carpirci qualcosa. I nostri idoli si rivelano sempre false e deludenti sicurezze che annacquano il buon vino della fede.   

Comments are closed.