Qualcosa di grande nella storia

Domenica 6 luglio 2025. Dio ha seminato nel mondo la sete di infinito e il desiderio di Salvezza, ma coloro che percepiscono l’importanza di collaborare all’edificazione del progetto di Dio rimangono meno del necessario. Siamo quindi tutti chiamati a diventare missionari, ognuno secondo il proprio stato di vita

di Michele Brambilla

Per Papa Leone XIV «il Vangelo di oggi (Lc 10,1-12.17-20) ci ricorda l’importanza della missione, a cui tutti siamo chiamati, ciascuno secondo la propria vocazione e nelle situazioni concrete in cui il Signore lo ha posto», ma «allo stesso tempo Gesù dice: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!”». Sono le idee chiave attorno a cui ruota l’Angelus del 6 luglio.

«Da una parte Dio, come un seminatore, con generosità è uscito nel mondo a seminare e ha messo nel cuore dell’uomo e della storia il desiderio dell’infinito, di una vita piena, di una salvezza che lo liberi», dall’altra si deve constatare la scarsità del numero di coloro che rispondono alla chiamata. Infatti «sono pochi gli operai che vanno a lavorare nel campo seminato dal Signore e che, prima ancora, sono capaci di riconoscere, con gli occhi di Gesù, il buon grano pronto per la mietitura». 

Per essere missionari serve, quindi, una capacità di discernimento che è anch’essa una grazia e va specificamente richiesta nella preghiera. Nella “pastorale vocazionale” ciò che conta è, pertanto, la fede con cui si prega il Signore perché la grazia agisca nelle singole persone che potrebbero rispondere affermativamente alla chiamata di Gesù. «C’è qualcosa di grande che il Signore vuole fare nella nostra vita e nella storia dell’umanità, ma pochi sono quelli che se ne accorgono, che si fermano per accogliere il dono, che lo annunciano e lo portano agli altri», insiste il Pontefice. 

«Cari fratelli e sorelle, la Chiesa e il mondo non hanno bisogno di persone che assolvono i doveri religiosi mostrando la loro fede come un’etichetta esteriore; hanno bisogno invece di operai desiderosi di lavorare il campo della missione, di discepoli innamorati che testimoniano il Regno di Dio ovunque si trovano. Forse non mancano i “cristiani delle occasioni”, che ogni tanto danno spazio a qualche buon sentimento religioso o partecipano a qualche evento; ma pochi sono quelli pronti a lavorare ogni giorno nel campo di Dio», con vero amore per il Signore, «coltivando nel proprio cuore il seme del Vangelo per poi portarlo nella vita quotidiana, in famiglia, nei luoghi di lavoro e di studio, nei vari ambienti sociali e a chi si trova nel bisogno». Il Santo Padre ribadisce che «per fare questo non servono troppe idee teoriche su concetti pastorali; serve soprattutto pregare il padrone della messe. Al primo posto, cioè, sta la relazione col Signore, coltivare il dialogo con Lui. Allora Egli ci renderà suoi operai e ci invierà nel campo del mondo come testimoni del suo Regno»: anche Maria, evidenzia il Papa, si predispose in questo modo al saluto dell’angelo.

Dopo la preghiera mariana, il Papa aggiunge in inglese un proprio messaggio di cordoglio per le giovani vittime delle alluvioni in Texas, assicurando la sua preghiera.  

Per quanto concerne le molte guerre ancora in corso, il Pontefice rimarca che «la pace è un desiderio di tutti i popoli, ed è il grido doloroso di quelli straziati dalla guerra. Chiediamo al Signore di toccare i cuori e ispirare le menti dei governanti, affinché alla violenza delle armi sostituiscano la ricerca del dialogo».

Per la prima volta dopo 12 anni un Papa ritorna a fare le vacanze estive a Castel Gandolfo. Come annuncia Leone XIV stesso, «oggi pomeriggio mi recherò a Castel Gandolfo, dove conto di rimanere per un breve periodo di riposo. Auguro a tutti di poter trascorrere un tempo di vacanza per ritemprare il corpo e lo spirito». 

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