Parrocchia San Michele Arcangelo

Olivola — Aulla (MS)
Parroco: don Vito Piscitello

 

1234 ‐ 1413 (prima dinastia Malaspina feudo di Olivola)

Olivola, già nota in un atto del 1234, divenne nel 1275 capitale di uno dei più importanti feudi della casata Malaspina dello Spino Fiorito e Francesco ne fu il capostipite. 

Il borgo collinare alla metà del secolo XIII era socialmente consolidato e dipendeva sotto il profilo pastorale dalla cappella di San Vittore di Verpiana, situata più in basso, sulla sponda destra dell’Aulella, succursale della pieve di Venelia (Monti di Licciana), ma amministrata dal monastero di Aulla.

Nel 1413 cessò la prima dinastia dei marchesi Malaspina di Olivola ed il feudo, molto ridimensionato sotto il profilo territoriale, pervenne ai marchesi di Castel dell’Aquila.

1456 ‐ 1458 (prime attestazioni intero bene)

Le prime attestazioni della chiesa di Olivola risalgono alla seconda metà del secolo XV quando sembra aver assunto la stessa titolazione a San Vittore martire, della più antica cappella di Verpiana, ancora attiva ma in lento declino.

Le notizie della sua esistenza sono desunte da atti notarili che, fra il 1456 ed il 1458, registrano volontà testamentarie di sepoltura nel cimitero della chiesa di San Vittore di Olivola.

1466 ‐ 1486 (antica dedicazione intero edificio)

Negli atti notarili della seconda metà del Quattrocento, dal 1466 al 1486, la chiesa di Olivola compare con la dedicazione ai santi Fabiano e Sebastiano probabilmente si è aggiunta alla precedente dedica a San Vittore che comparirà in seguito accanto al beneficio di San Michele.

1510 ‐ 1560 (ristrutturazioni castello di Olivola)

Il feudo di Olivola rimase ai marchesi di Castel dell’Aquila fino al 1466 quindi ai marchesi di Fosdinovo che lo terranno fino al 1510 quando Lazzaro I° darà vita alla seconda dinastia dei Malaspina di Olivola-Pallerone.

Il castello costruito probabilmente già nei secoli iniziali come fortificazione del borgo, già ampliato dai precedenti signori, divenne una residenza imponente, dotato di grandi sale, di giardini e di una cappella castrense.

I ruderi visibili appartengono alla fine del secolo XV o alla prima metà del successivo quando furono introdotte quelle modifiche legate allo sviluppo delle armi da fuoco.

Secondo una tradizione, non provata, sarebbe stato lo stesso Lazzaro I° che, mantenendo nel borgo la sede principale del marchesato, avrebbe potuto realizzarle prima della sua morte avvenuta nel 1560.

L’abside dell’attuale parrocchiale di Olivola è parzialmente inserita in un torrione appartenente alla cinta più esterna dell’insediamento o dello stesso castello

1568 ‐ 1584 (visite pastorali intero edificio)

La chiesa di Olivola fu visitata nel 1568 e nel 1584; in quest’ultima compare dedicata ai Santi Vittore e Michele. Sembra scomparso il titolo ai SS. Fabiano e Sebastiano documentato ancora in una bolla del 1534 assieme agli altri due.

1638 ‐ 1743 (trasferimento della sede feudo di Olivola-Pallerone)

A partire dal 1638 i marchesi di Olivola consolidarono la posizione più favorevole ed in espansione di Pallerone.

Anche se il castello continuò ad essere abitato furono abbandonate probabilmente le postazioni più esterne che consentirono l’ampliamento della chiesa, come precisa una relazione del 1821 rilasciata dal parroco don Francesco Nobili, avvenne nel 1743.

1933 (datazione altare maggiore)

Una lapide in marmo, collocata sul retro del manufatto, informa che l’altare maggiore fu ricostruito nel 1933.

1977 Presbiterio ‐ aggiunta arredo

Davanti all’antico altare è stato collocato un semplice altare in legno con paliotto in tela ricamato, a lato, verso l’assemblea un’ambone in legno e la sede del celebrante è stata collocata al lato opposto mentre la riserva eucaristica è collocata nel tabernacolo esistente.

1985 ‐ 2010 (rifacimento facciata)

Negli anni 1985 e 2010 sono stati eseguiti lavori di rifacimento pittorico della facciata.

Della chiesa dei Santi Michele e Vittore di Olivola non conosciamo attestazioni documentarie prima del secolo XV, tuttavia il borgo doveva essersi consolidato nei secoli precedenti, sulla sommità del crinale che unisce Monti di Licciana, l’antica pieve di Venelia, con quella di Soliera.

La chiesa si dispone all’estremità meridionale del promontorio mostrando con evidenza l’imponente volume dell’abside semicircolare fiancheggiato dalla torre campanaria, robusta costruzione in pietra dalla copertura, ribassata, a falde inclinate.

L’edificio è stato costruito su un torrione dell’imponente fortificazione che i Malaspina costruirono ed ampliarono ed ammodernarono dal 1275 al 1638 quando il borgo di Olivola era sede principale di un importante e vasto feudo del ramo dello Spino Fiorito.

La facciata della chiesa di Man Michele Arcangelo, preceduta da un ampio sagrato fiancheggiato, a destra, da una cortina di edifici di abitazione, presenta una superficie scandita, in tre parti tra loro gerarchizzate, da lesene doriche un tempo ornate con cuspidi piramidali sulla sommità.

Il frontone con l’ampia finestra incorniciata e la nicchia contenente l’immagine del patrono, si chiude con il cornicione dorico della trabeazione declinato con tutti i suoi elementi che assumono l’andamento ad onda già riscontrato in altri edifici della media Lunigiana.

L’interno luminoso con l’abside rivolto a mezzogiorno, si configura come un’aula ripartita in tre campate strutturali coperte da volte a vela che si chiudono con un presbiterio dall’intradosso poligonale animato dagli spicchi cuneiformi della volta del catino absidale alternati a profonde unghie.

L’insieme sostanzialmente unitario è coordinato dall’elegante disegno dell’ordine corinzieggiante che anima le paraste della trabeazione principale e definisce le proporzioni degli altari delle sei cappelle laterali anch’essi unificati da un unico intento compositivo.

La facciata della chiesa di Olivola presenta una superficie scandita, in tre parti tra loro gerarchizzate, da lesene doriche un tempo ornate con cuspidi piramidali sulla sommità, di cui restano solo le basi, raccordate con elementi curvilinei; un cornicione marcapiano divide la parte inferiore da quella superiore, animata dal movimento ad onda del frontone.

Un portale dall’incorniciatura in marmo, con angoli di rinforzo, fregiato da un cartiglio ornamentale privo d’iscrizione, si allinea all’asse di una finestra rettangolare dalla profonda strombatura. 

La cinge una cornice in stucco, anch’essa munita di angoli di rinforzo, molto pronunciata nella parte superiore, appoggiata sul basamento del secondo ordine, sormontata ancora da una nicchia con l’immagine di San Michele Arcangelo, a tutto tondo in stucco.

La parte centrale, più alta delle laterali, si chiude con la curva semicircolare del cornicione, sulla quale appoggia un fastigio a volute, unito ai pilastri laterali dalle due curve contrapposte della trabeazione, leggermente flesse.

La completa declinazione degli elementi strutturali dell’ordine, dal capitello alla cimasa, sia nella facciata che nella cornice terminale conferisce all’edificio una sobria dignità compositiva.

L’impianto strutturale, fino all’innesto del presbiterio è generato da una pianta rettangolare con la lunghezza circa il doppio della larghezza.

Le pareti sono irrigidite da paraste che ripartiscono lo spazio interno in tre campate: le ribattiture del pilastro dell’ultima adeguano la riduzione della larghezza del presbiterio a quella dell’aula accennando alla struttura di un arco trionfale poco accentuato che non interrompe la continuità spaziale del vano.

La sequenza delle campate dell’aula, coperte da volte a vela, separate da arcate trasversali munite di catene, si legge come una serie che affianca moduli, non gerarchizzati tra loro, ciascuno con il proprio impianto strutturale.

Il presbiterio si compone di una campata rettangolare coperta a vela contro la quale si attestano i costoloni della volta, dalle profonde unghie che ricopre il coro poligonale.

La chiesa è fiancheggiata, sulla sinistra, dal volume della sacrestia che si chiude sullo spigolo sud occidentale con la torre campanaria e da un corpo residenziale, adiacente al piazzale, allineato con la parete destra della chiesa probabilmente appoggiato sulle antiche fortificazioni del borgo.

Il complesso absidale della chiesa di Olivola è costruito su un torrione della cinta muraria o un corpo più avanzato del castello del quale si distingue la scarpa inclinata, in parte ricostruita, che avvolge anche parte del lato sinistro della chiesa.

Il volume cilindrico è particolarmente imponente per l’altezza dovuta alla pendenza del terreno in relazione al livello del pavimento della chiesa.

La parte sinistra dell’estradosso semicilindrico del presbiterio, che risulta poligonale all’interno, è costruita con elementi lapidei piuttosto omogenei disposti su filari ben distinti.

Una finestra tamponata a strombatura esterna ed una bocca da fuoco, di cui si notano gli elementi inseriti nel tessuto murario, indicano le diverse funzioni del manufatto.

Il lato occidentale è affiancato dalla torre campanaria che presenta una tessitura simile a quella del rifacimento dell’abside ad essa adiacente.

L’aula si configura come uno spazio regolare, animato dal movimento dei profondi contrafforti con le facce diagonali che sostengono le volte a vela.

Essi generano lo spazio delle cappelle ornate di altari in stucco di buona fattura coordinati da un disegno unitario, ben inserito nella trabeazione del vano di cui sono parte.

La metrica dell’ordine, come nella facciata, esprime tutti i suoi elementi animando le pareti dell’aula: include il motivo degli altari, scandisce la larghezza della controfacciata ed i raccordi angolati del presbiterio.

L’insieme, molto luminoso, appare così improntato ad una sostanziale unità formale e compositiva.

Il presbiterio si trova su un piano sostenuto da due gradini disposti in senso trasversale per tutta la larghezza del vano, e non interferisce con la distribuzione tripartita dell’aula essendo composto di un modulo proprio, comunicante a destra con la sacrestia e chiuso dall’andamento poligonale del coro.

L’altare in marmo policromo fu ricostruito nel 1933 riprendendo il modello ligure a gradini digradanti contrari, che probabilmente aveva anche il precedente forse in stucco.

La struttura non interrompe il rapporto visivo con la nicchia, che contiene la statua di San Michele Arcangelo, incorniciata da stucchi disposta sul fondo del coro.

La struttura del fabbricato è in muratura portante intonacata con modanature architettoniche in rilievo in corrispondenza della facciata mentre i fianchi presentano in intonaco più rustico che copre quasi completamente la sottostante tessitura muraria.

L’unico tratto scoperto del paramento murario è il fianco sinistro dell’abside dove si nota la tessitura a filari sovrapposti.

La copertura dell’aula è a doppio spiovente in cotto sostenuto da una struttura lignea.

Il pavimento dell’aula è in mattonelle quadrate di marmo bardiglio disposte a losanga con bande trasversali all’ingresso ed a metà dell’aula.

L’apparato decorativo della chiesa presenta ampie campiture monocromatiche di timbro caldo con ornati in corrispondenza delle modanature architettoniche figure degli Evangelisti e della Vergine.

Di un certo rilievo è la decorazione a stucco della trabeazione e, in generale degli elementi architettonici di arredo

Il coro ligneo è una pregevole struttura a scranni regolari con trabeazione corinzieggiante di eleganti proporzioni.

Le specchiature dello schienale sono ornate con motivi cruciformi a bordi arrotondati e raggi diagonali.

La torre campanaria a base quadrata è costituita da un alto prisma strutturalmente omogeneo con pietre d’angolo ben sbozzate, aperto con piccole luci rettangolari.

Sostiene la cella campanaria aperta con quattro fornici a tutto sesto inseriti all’interno di ampie specchiature delimitate da pilastri angolari sui quali appoggia una trabeazione ornata con oculi ellittici.

Contro la facciata settentrionale si addossa l’edificio della sacrestia mentre su quella occidentale è stato collocato un orologio con il quadrante dipinto sul fondo bianco della parte intonacata.

La copertura è a quattro falde in cotto a cuspide ribassata.

Comments are closed.