Il rito dell’Effatà

Mercoledì 13 dicembre 2023. Papa Francesco invita a riscoprire un gesto del rituale del Battesimo di grande significato

di Michele Brambilla

L’udienza del 13 dicembre pone a sigillo del ciclo sullo zelo apostolico una riflessione sull’Effatà, un gesto rituale della liturgia del Battesimo durante il quale «il celebrante dice, toccando le orecchie e le labbra del battezzato: “Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede”».

Il rimando è ad un miracolo compiuto da Gesù, la guarigione del sordomuto, descritto accuratamente nel Vangelo di Marco (Mc 7,31-37). Il Papa osserva che «l’evangelista Marco si dilunga a descrivere dov’è accaduto: “Verso il mare di Galilea …” (Mc 7,31). Che cosa accomuna questi territori? L’essere prevalentemente abitati da pagani», e questo è molto significativo pensando proprio allo zelo apostolico. Infatti «i discepoli sono usciti con Gesù, che è capace di aprire le orecchie e la bocca, cioè il fenomeno del mutismo della sordità, che nella Bibbia è anche metaforico e designa la chiusura ai richiami di Dio»: la sordità nei confronti della parola del Signore provoca nell’uomo un mutismo frutto dell’incapacità di comunicare la Verità.

Il fatto che per il verbo “apriti” si mantenga l’ebraico effatà significa, per il Santo Padre, che Gesù si sta rivolgendo ad ogni discepolo che corre il rischio di chiudersi all’invito del Signore ad essere missionari tra i fratelli. «Anche noi, che abbiamo ricevuto l’effatà dello Spirito nel Battesimo, siamo chiamati ad aprirci. “Apriti”, dice Gesù a ogni credente e alla sua Chiesa: apriti perché il messaggio del Vangelo ha bisogno di te per essere testimoniato e annunciato», insiste il Pontefice, che rimprovera molti cattolici. Ricorda infatti che «i cristiani chiusi finiscono male, sempre, perché non sono cristiani, sono ideologi, ideologi della chiusura. Un cristiano dev’essere aperto all’annuncio della Parola, all’accoglienza dei fratelli e delle sorelle. E per questo, questo effatà, questo “apriti”, è un invito a tutti noi ad aprirsi».

Francesco continua a ripetere che, «fratelli, sorelle, sentiamoci tutti chiamati, in quanto battezzati, a testimoniare e annunciare Gesù. E chiediamo la grazia, come Chiesa, di saper attuare una conversione pastorale e missionaria». Approfittando del fatto che santa Lucia, martire cristiana del III secolo di cui ricorre la memoria liturgica proprio il 13 dicembre, è un molte regioni d’Europa colei che porta i doni natalizi ai bambini, «vorrei invitare tutti voi a scambiarvi il dono dell’amicizia e della testimonianza cristiana».

Sul piano della politica internazionale, «continuo a seguire con molta preoccupazione il conflitto in Israele e in Palestina. Rinnovo il mio appello per un immediato cessate-il-fuoco umanitario; si soffre tanto, lì.  Incoraggio tutte le parti coinvolte a riprendere i negoziati e chiedo a tutti di assumersi l’urgente impegno di far arrivare gli aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, che è allo stremo e ne ha veramente bisogno».

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