Martedì 14 febbraio 2023

Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio» (Lc 10,1-9)”.


Oltre alle folle, moltissimi erano i discepoli che seguivano Gesù da vicino nel suo cammino per l’annuncio del regno. Egli innanzitutto scelse fra loro i Dodici, con a capo Simon Pietro ai quali diede il potere di cacciare i demoni, di curare gli infermi (9,51) e dopo la sua risurrezione quello di predicare la sua dottrina e di governare la Chiesa. Oggi apprendiamo dal Vangelo che Gesù inviò anche settantadue discepoli davanti a sé come suoi precursori spirituali. La messe è molta. C’è tanto da faticare per raccoglierla, ma gli operai sono pochi! È necessario dunque innanzitutto pregare il Signore della messe perché mandi operai nella sua messe. Oltre al dovere della preghiera perché il Signore stesso mandi sempre nuovi operai per il suo regno, Gesù indica loro la psicologia spirituale e la mentalità che li deve animare.

Devono tenere ben presente che sono mandati come agnelli in mezzo ai lupi. Perciò si devono liberare subito dal desiderio di essere in qualche modo applauditi o accolti necessariamente con bontà e dolcezza. Avranno piuttosto da fare con i “lupi”. Li dovranno “gestire” con uno stile di vita sobrio e libero dall’eccessiva ricerca di sicurezze umane. Basterà essere come i pellegrini forniti del minimo necessario e contenti di affidarsi alla Provvidenza che non mancherà mai grazie all’ospitalità di persone buone a cui essere grati per quanto possono offrire riconoscendo che Dio stesso non fa mancare la ricompensa a chi è impegnato nel servizio per il suo regno. Il regno a cui servono, con l’abbandono alla divina Provvidenza, è proprio la forza dei discepoli e non è necessario farsi amici fra tutte le persone, di casa in casa. Basteranno soltanto alcuni veri figli della pace del regno che loro annunciano per aprire i cuori di quelli che vorranno essere figli della stessa pace. Infatti, l’umanità anela proprio a questa pace che veramente unisce nella gioia di essere fratelli tutti e pertanto è urgente adoperarsi per annunciare e comunicare: “pace a questa casa” cioè ad ogni singola persona nella trama di tutte le sue relazioni familiari e sociali.

Un bel saluto dunque quello della pace! Veramente sostanzioso e necessario: il regno di Cristo nel regno di Cristo. È l’insieme dei beni spirituali e materiali, in particolare del cristiano beneficato da Gesù risorto (Gv 14,27) che, come insegna e testimonia S. Paolo, dona la pace con il Padre avendo realizzato la giustificazione in chi ha fede in lui (Rm 5,1), rimane sempre nei suoi fedeli (2Ts 3,16) perché siano santi fino alla perfezione e tutto quanto loro appartiene, spirito, anima e corpo, sia irreprensibile fino alla venuta del Signore (1Ts 5,23). Potranno nascere, su questa base, sempre nuove civiltà cristiane come è avvenuto anche con i Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi che la Chiesa oggi ricorda.

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