Martedì 13 febbraio 2024

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?» (Marco 8,14-21).
Tutti noi ci adattiamo in vario modo alla situazione contingente in cui viviamo. Tutti mettiamo in atto diverse strategie più o meno consce, all’interno di una vasta gamma di comportamenti. La varietà dei giudizi e dei pregiudizi è molto vasta. Nel silenzio dell’Adorazione eucaristica, invece, lasciamo parlare Gesù, così Lui ci dona di guardarci con i suoi stessi occhi. Allora diventiamo ben coscienti dei nostri limiti e mancanze. Spesso cerchiamo di nascondere queste pecche, oppure ne parliamo nella maniera meno dolorosa possibile. Siamo tutti un po’ ipocriti. In realtà si può prenderne coscienza e, una alla volta, colmarle tutte. Nel frattempo usiamo prudenza: se ora non so fare calcoli agevolmente, non mi propongo come contabile! Crescendo nella verità, cresce la tua sincerità, e l’ipocrisia tendenzialmente viene azzerata. Gesù ci mette in guardia del lievito dei farisei e degli erodiani. Nei farisei l’abitudine alla doppia vita di cui abbiamo parlato era giunta a un livello estremo: parlavano correttamente delle virtù insite nella Legge, ma loro facevano l’opposto, giustificandosi in mille modi, addirittura con le parole della Bibbia. L’assuefazione era così assodata che erano convinti anche di essere nel giusto. Se non riconosciamo e affrontiamo i nostri peccati, rischiamo di diventare maestri del doppio gioco. Ogni tanto anche nella Chiesa accade che una personalità conduca una vera e propria doppia vita. In qualche angolo della nostra anima, si annida sempre qualche angolo nel quale deve ancora entrare lo Spirito di verità. Lì pensiamo di essere autosufficienti e migliori degli altri. C’era un vecchietto che aveva un campo vicino alla strada che conduceva a uno sperduto villaggio. Ogni tanto passava qualcuno che gli chiedeva se quella era la strada giusta per andare a quel villaggio. E lui sospirava: “Com’è ignorante oggi la gente! Non conosce neppure una strada così facile!”. Basta poco per sentirsi superiori agli altri e disprezzarli. Non dovremmo dimenticare, però, che la misura del nostro giudizio verso gli altri sarà la stessa con cui saremo giudicati noi.

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