La synkatabasis di Benedetto XVI

Giovedì 5 gennaio 2023. Papa Ratzinger pastore completamente dedito al suo popolo, che lo ha rincuorato tutte le volte che ne ha avuto bisogno nel corso del suo tempestoso pontificato e ora lo acclama «santo subito» 

di Michele Brambilla

L’omelia che Papa Francesco pronuncia alle esequie di Benedetto XVI, la mattina del 5 gennaio, parla del defunto “in filigrana”. Inizia, infatti, da una citazione diretta del Vangelo appena proclamato, «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» ( Lc 23,46), per sottolineare che «sono le ultime parole che il Signore pronunciò sulla croce; il suo ultimo sospiro – potremmo dire –, capace di confermare ciò che caratterizzò tutta la sua vita: un continuo consegnarsi nelle mani del Padre suo». Allora «“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” è l’invito e il programma di vita che ispira e vuole modellare come un vasaio (cfr Is 29,16) il cuore del pastore, fino a che palpitino in esso i medesimi sentimenti di Cristo Gesù (cfr Fil 2,5)». Anche in questo caso si tratta di una «dedizione grata di servizio al Signore e al suo Popolo che nasce dall’aver accolto un dono totalmente gratuito: “Tu mi appartieni… tu appartieni a loro”, sussurra il Signore; “tu stai sotto la protezione delle mie mani, sotto la protezione del mio cuore. Rimani nel cavo delle mie mani e dammi le tue”». Accennando all’Eucaristia, il Papa parla di «synkatabasis totale di Dio» nei confronti del popolo credente.

Dedizione che nel Pontefice Romano diventa orante, «si plasma e si affina silenziosamente tra i crocevia e le contraddizioni che il pastore deve affrontare (cfr 1 Pt 1,6-7) e l’invito fiducioso a pascere il gregge (cfr Gv 21,17). Come il Maestro, porta sulle spalle la stanchezza dell’intercessione e il logoramento dell’unzione per il suo popolo, specialmente là dove la bontà deve lottare e i fratelli vedono minacciata la loro dignità (cfr Eb 5,7-9)», e sembra un piccolo, indiretto accenno alle battaglie di Papa Ratzinger sui “valori non negoziabili”. In ogni caso, si tratta di una «dedizione sostenuta dalla consolazione dello Spirito, che sempre lo precede nella missione: nella ricerca appassionata di comunicare la bellezza e la gioia del Vangelo (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate 57), nella testimonianza feconda di coloro che, come Maria, rimangono in molti modi ai piedi della croce, in quella pace dolorosa ma robusta che non aggredisce né assoggetta; e nella speranza ostinata ma paziente che il Signore compirà la sua promessa, come aveva promesso ai nostri padri e alla sua discendenza per sempre (cfr Lc 1,54-55)», come si canterà mentre la semplice bara di cipresso del grande defunto verrà sollevata dai sediari per i riti di commiato.

«Anche noi, saldamente legati alle ultime parole del Signore e alla testimonianza che marcò la sua vita, vogliamo, come comunità ecclesiale, seguire le sue orme e affidare il nostro fratello alle mani del Padre: che queste mani di misericordia trovino la sua lampada accesa con l’olio del Vangelo, che egli ha sparso e testimoniato durante la sua vita (cfr Mt 25,6-7)», prega Papa Francesco. Il Pontefice regnante cita la Regola pastorale di san Gregorio Magno (590-604): «In mezzo alle tempeste della mia vita, mi conforta la fiducia che tu mi terrai a galla sulla tavola delle tue preghiere, e che, se il peso delle mie colpe mi abbatte e mi umilia, tu mi presterai l’aiuto dei tuoi meriti per sollevarmi». Ascoltando queste parole, come non pensare al fatto che Benedetto XVI è stato ripetutamente attaccato dai nemici interni ed esterni della Chiesa, fin dal primo giorno di pontificato, ma ha sempre avuto dalla sua parte l’affetto genuino dei cattolici senza altri aggettivi? Le mani che alleviano le fatiche di ogni vescovo sono, infatti, quelle del suo popolo fedele, perché «è il Popolo fedele di Dio che, riunito, accompagna e affida la vita di chi è stato suo pastore. Come le donne del Vangelo al sepolcro, siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni. Vogliamo dire insieme: “Padre, nelle tue mani consegniamo il suo spirito”».

«Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce», esclama infine il Pontefice. Francesco, in quel momento, alza gli occhi dai fogli e guarda il feretro: il buon pastore non è altro che questo, e Benedetto XVI lo è stato in pienezza, sia per dottrina, sia per l’esempio, tanto che anche in questa occasione si ode dalla piazza il grido «santo subito!».  

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