Immeritatamente amati

Domenica 24 settembre 2023. La tentazione di un rapporto “mercantile” con Dio, che ci ama con amore di Padre. Circa i migranti, il Papa ribadisce la priorità del diritto a  vivere in pace nelle proprie terre natie

di Michele Brambilla

Il 24 settembre Papa Francesco spiega ai fedeli dell’Angelus che «il Vangelo della Liturgia odierna ci presenta una parabola sorprendente: il padrone di una vigna esce dalle prime ore dell’alba fino a sera per chiamare alcuni operai ma, alla fine, paga tutti allo stesso modo, anche quelli che hanno lavorato soltanto un’ora». Apparentemente «sembrerebbe un’ingiustizia, ma la parabola non va letta attraverso criteri salariali; piuttosto, ci vuole mostrare i criteri di Dio, che non fa il calcolo dei nostri meriti, ma ci ama come figli».

Il nostro rapporto con Dio non deve basarsi, insomma, su un’idea di “giustizia retributiva”, perché, come più volte affermato dal Pontefice, il Signore non ragiona a questo modo. «Anzitutto, Dio è Colui che esce a tutte le ore per chiamarci», non si stanca mai di convocarci alla sua Mensa ed inviarci, poi, in missione presso i nostri fratelli. «Comprendiamo così che nella parabola i lavoratori non sono soltanto gli uomini, ma soprattutto Dio, che esce sempre, senza stancarsi, tutto il giorno. Così è Dio: non aspetta i nostri sforzi per venirci incontro, non ci fa un esame per valutare i nostri meriti prima di cercarci, non si arrende se tardiamo a rispondergli; al contrario, Lui stesso ha preso l’iniziativa e in Gesù è “uscito” verso di noi, per manifestarci il suo amore» quando eravamo ancora peccatori, come dice san Paolo (Rm 5,6).

«Proprio perché è così largo di cuore, Dio – è la seconda azione – ripaga tutti con la stessa “moneta”, che è il suo amore», a prescindere, assicura il Papa, dalle ore di lavoro nella sua vigna, che è la Chiesa. In qualunque momento ci convertiamo a Lui, il Padre è sempre pronto ad allargare le sue braccia. «Dio ci ama e basta, ci ama perché siamo figli, e lo fa con un amore incondizionato», mentre molto spesso «rischiamo di avere una relazione “mercantile” con Dio, puntando più sulla nostra bravura che sulla sua generosità e la sua grazia. A volte anche come Chiesa, invece che uscire a ogni ora del giorno e allargare le braccia a tutti, possiamo sentirci i primi della classe, giudicando gli altri lontani, senza pensare che Dio ama anche loro con lo stesso amore che ha per noi. E anche nelle nostre relazioni, che sono il tessuto della società, la giustizia che pratichiamo a volte non riesce a uscire dalla gabbia del calcolo e ci limitiamo a dare secondo quanto riceviamo, senza osare qualcosa in più, senza scommettere sull’efficacia del bene fatto gratuitamente e dell’amore offerto con larghezza di cuore», rimprovera Francesco.

In quest’ottica, «oggi si celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, sul tema “Liberi di scegliere se migrare o restare”, per ricordare che migrare dovrebbe essere una scelta libera e, mai l’unica possibile. Il diritto di migrare, infatti, oggi per molti è diventato un obbligo, mentre dovrebbe esistere il diritto a non emigrare per rimanere nella propria terra», dice il Santo Padre fornendo egli stesso un’esegesi più equilibrata dei discorsi pronunciati durante il viaggio apostolico a Marsiglia nei giorni 22-23 settembre, a cui fa esplicito riferimento. «È necessario che ad ogni uomo e ogni donna venga garantita la possibilità di vivere una vita degna, nella società in cui si trova» fin dalla nascita.

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