Il pensiero del giorno

Sabato 2 luglio 2022

Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: “Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”. E Gesù disse loro: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano”. (Mt 9, 14-17)


Il Digiuno

I Padri della Chiesa vedono un nesso interiore tra le tre opere di misericordia: preghiera, digiuno ed elemosina. Per esperienza, gli uomini hanno imparato a rafforzare una richiesta con l’offerta di un dono. Allo stesso modo crediamo che la preghiera a Dio sia più efficace se vi aggiungiamo digiuno ed elemosina, che ci purificano per poter dire più sinceramente: Padre Nostro.

La preghiera viene definita come elevazione della mente a Dio, dunque è un atto soprattutto interiore. Gli autori si chiedono in quale modo positivo possa partecipare anche il corpo. Come con gli uomini, anche con Dio l’uomo deve relazionarsi con tutto sé stesso. Il corpo è così intimamente unito all’anima, che la sua disposizione agisce sulla concentrazione interiore. E poi esprimiamo simbolicamente con i gesti ciò che sentiamo e pensiamo. Lo scopo della preghiera è sottomettere liberamente l’anima a Dio; con il digiuno questa manifestazione di libertà penetra anche nel corpo. Chi per amore di Dio rinuncia al cibo, al fumo o a qualsiasi altra cosa, è come se dicesse che per lui l’amore di Dio ha un valore superiore ai suoi istinti: cioè prega con il corpo.

La materia non è libera, è sottomessa alle leggi naturali, alle necessità. Il corpo che digiuna dimostra di essere spiritualizzato, che la libertà coinvolge l’istinto naturale, e il corpo diventa organo del cuore per manifestare l’amore.

(cfr T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)

La misericordia come frutto della carità

CCC 1829 La carità ha come frutti la gioia, la pace e la misericordia; esige la generosità e la correzione fraterna; è benevolenza; suscita la reciprocità, si dimostra sempre disinteressata e benefica; è amicizia e comunione: “Il compimento di tutte le nostre opere è l’amore. Qui è il nostro fine; per questo noi corriamo, verso questa meta corriamo; quando saremo giunti, vi troveremo riposo”. (S. Agostino)

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