Il pensiero del giorno

Venerdì 27 maggio 2022

In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla. (Gv 16, 20-23a)


La tristezza secondo Gesù Cristo

Bisognava che colui, il quale toglie il peccato del mondo, fosse oppresso dall’immensa tristezza degli uomini, senza esserne tuttavia schiacciato. Al pari dei profeti, egli è stato profondamente rattristato dall’indurimento dei farisei (Mc 3, 5), si è lamentato per l’incoscienza di Gerusalemme che non riconosceva l’ora della sua visita (Lc 19, 41). Gesù oltre a questa tristezza sul popolo eletto, ha pianto sulla morte dell’amico Lazzaro. Non era soltanto un’amicizia umana, ma secondo l’amore del Padre. Già in precedenza, Gesù coglie la lacerante disperazione della vedova di Nain (Lc 7, 11-17), durante il funerale del suo unico figlio. Senza molti gesti preparativi Gesù agisce come consolatore ottimo. Dice alla donna: “Non piangere!” tocca la bara del defunto e dice: “Ragazzo, io ti dico, alzati!” e lo rese alla madre. Questo miracolo precorre la stessa tomba vuota di Cristo; non vengono date spiegazioni ulteriori sul modo in cui si attua la riunione anima e corpo. Gesù è il signore della vita, ed essa obbedisce alla sua parola.

Non soltanto dinanzi alla morte, ma nella sua stessa morte Gesù ha voluto subire “tristezza e angoscia” ed “essere triste da morire” (Mt 26, 37), di una tristezza che equivaleva alla morte: la sua volontà non sarebbe venuta a trovarsi in conflitto con quella del Padre, scavando una fossa che soltanto una preghiera ostinata avrebbe potuto colmare? Ma, avendo così raccolto nella sua supplica i clamori e le lacrime di tutti gli uomini dinanzi alla morte, egli è stato esaudito (Eb 5, 7). Quando sulla croce esprimerà l’abbandono del Padre in cui si sente morire, lo farà con il salmo di fiducia del giusto perseguitato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Sal 22).

Secondo l’interpretazione che ne ha dato Luca, lo farà per abbandonarsi a colui che sembrava abbandonarlo (Lc 23, 46). La tristezza è vinta allora da colui che senza essere peccatore vi si abbandonò.

Nella prima apparizione agli apostoli, riuniti nel cenacolo, Gesù entra a porte chiuse e dice: “Pace a voi”! senza dare spiegazioni, perché la bellezza dell’anima si riverbera su tutta la persona. Essa è un convincente e salutare scossone estetico ed emotivo, per  chiunque incontriamo. Nulla manca nel Salvatore perché si possa affrontare la vita con superiore spirito di letizia, per cui San Paolo dice: “Rallegratevi nel Signore, sempre”(Fil 4) perché egli è vicino a quanti lo cercano con cuore sincero, la sua pace supera ogni intelligenza e custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

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