Il Pensiero del giorno

Mercoledì 18 maggio 2022

Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. (Gv 15, 1-8)


Io sono la vite, voi i tralci

Nel catechismo di San Pio X erano elencate le così dette “sei verità fondamentali” per le quali uno poteva dirsi cristiano. La sesta diceva: “La grazia di Dio è necessaria per salvarsi”. Il paragone con la vite e i tralci ci illustra questa verità in modo eloquente, senza bisogno di spiegazioni. Ma il problema rimane la vita pratica: come rendere l’unione con Cristo così forte da essere veramente il tronco su cui innestare la nostra vita?

In un organismo vivo, il sangue scorre nelle membra attraverso le vene. Anche nelle piante, la linfa si espande dalle radici e penetra fino nella più piccola foglia. Le vene che uniscono a Cristo sono tutti mezzi di salvezza: la fede, le opere, i sacramenti. La metafora si adatta specialmente nei sacramenti. Con il Battesimo siamo “innestati” nell’albero di Cristo. Eravamo un ramo estraneo al resto dell’albero, ma ora cresciamo in Lui (Rom 6, 4). La santa Comunione è come una specie di trasfusione di vita di Cristo nel nostro organismo. La confessione è come una medicina che cura un ramo che cominciava a rompersi. Tutto, quindi, ha un solo scopo: essere con Cristo e in Lui.

Senza di me non potete fare nulla

 In teologia si distinguono le proprietà naturali dell’uomo e i doni soprannaturali.

La conoscenza razionale, la volontà, il desiderio di imparare e via dicendo appartengono all’uomo in quanto uomo. La fede, la speranza e la carità invece sono doni soprannaturali, la forza della grazia operante in noi. Questa distinzione è utile per far chiarezza, ma non è sufficiente. Oggi si parla dei diritti naturali dell’uomo, dei doveri e delle virtù naturali di tutti gli uomini, senza distinzione di religione. Anche gli atei possono e devono essere sinceri, onesti ed aver rispetto per la vita e la proprietà degli altri. Ma questo “umanesimo” nobile, è realizzabile? Può un uomo essere davvero uomo senza Cristo?

I Padri della Chiesa credevano di no. L’uomo è stato creato ad “immagine di Dio” (Gen 1, 27), cioè secondo Cristo. Senza di Lui nessuno sulla terra riuscirà ad essere veramente e pienamente uomo. Ci si può applicare con impegno, sostenere a vicenda, consigliare, ma la persona umana ha bisogno di un intervento ricreativo di salvezza che non può autorealizzare. La differenza è Lui: Gesù Cristo.

(cfr T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)

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