Il pensiero del giorno

2 maggio 2022

Allora gli dissero: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose loro: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! (Gv 6, 30-35).


Io sono il pane della vita

È la prima formula solenne di autorivelazione. Gesù si identifica con il pane della vita, perché comunica agli uomini la “verità”, cioè la rivelazione divina che conduce alla vita eterna. Egli infatti, essendo il verbo incarnato, è sceso dal cielo quale rivelatore definitivo del Padre; è lui il pane celeste, donato da Dio all’umanità per comunicare la vita. Emerge così la funzione rivelatrice del Figlio; perciò Gesù potrà affermare più avanti:  “Io sono la via e la verità e la vita” (14, 6). Mentre il cibo che darà il Figlio dell’uomo (v. 27) riguarda il futuro e si identifica con l’Eucarestia (la sua carne, v. 51) il pane che dà il Padre (v. 32) consiste nella presenza del Verbo incarnato, che ha la missione di rivelare il suo amore per la salvezza del mondo.

Gesù è il rivelatore del Padre, ma è necessaria da parte dell’uomo l’adesione di fede alla sua parola per avere la vita. Bisogna credere in Lui per non avere più fame e più sete.

Perciò Gesù soggiunge:  “Chi viene a me non avrà più fame, chi crede in me non avrà più sete”.

Mentre nell’Antico Testamento nel libro del Siracide, egli faceva dire alla Sapienza: “Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me, avranno ancora sete” (24, 20). Gesù può affermare la piena sazietà per coloro accolgono la sua Parola, rivelazione totale del Padre, della sua bontà sconfinata. Nelle parole di Gesù sembra implicita anche un’allusione al banchetto messianico.

Tutto del cosmo e della vita dell’uomo, è racchiuso nella simbologia del pane e del vino.

La pioggia, la terra e il sole per il frumento, così come il lavoro quotidiano; i momenti di comunione famigliari e amicali. Tutto, vicino ad un tabernacolo, comincia ad essere visto come opera preziosa, di cui Dio non dimenticherà nulla, nel giorno del giudizio. Tutto ciò che facciamo, prende una dimensione eterna, ed una santa proporzione nei tempi e nei modi, che contraddistingua la società cristiana.

Emerge poderosa la grazia del “primato alla verità nel cuore”, primato alla riflessione e all’ascolto del Salvatore, nel dialogo cuore a cuore. Questo innesca ciò che è l’anima eucaristica: Capacità di rigettare tutto ciò che non è conforme all’umanesimo di Maria e di Gesù. “Fai di noi Signore un sacrificio perenne”. Il pane del cielo è Cristo che ci assimila a Lui. Possiamo sempre entrare in Chiesa e piegare ambo le ginocchia – ciò è degno, solo di Dio – ed adorare (termine che è da usare solo per l’Eucarestia)… unico modo di rendere  omaggio adeguato all’Onnipotente Signore, amante della nostra vita. (cfr A. Poppi – Sinossi dei quattro Vangeli).

 

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