Mercoledì 15 ottobre 2025. Abbiamo sempre accanto a noi la presenza viva e vivificante di Gesù risorto, richiamata anche dalla numerosa schiera dei santi che ci fanno da modello nella sequela del Vangelo
di Michele Brambilla
L’udienza del 15 ottobre prosegue l’analisi che Papa Leone XIV fa dell’evento fondamentale della Risurrezione di Cristo. Ora «lasceremo che il mistero di Cristo, culminante nella Risurrezione, sprigioni la sua luce di salvezza a contatto con la realtà umana e storica attuale, con le sue domande e le sue sfide», perché il fatto che Gesù sia risorto non è un messaggio banalmente consolatorio, che induce ad ottimismo velleitario. «Spesso l’ottimismo ci delude, vede implodere le nostre attese, mentre la speranza promette e mantiene», puntualizza infatti il Pontefice.
Il mattino di Pasqua non ha, infatti, cancellato di botto la drammaticità dell’esistenza: lo stesso Gesù continua a tenere sul suo corpo le piaghe della crocifissione, trasfigurandole, non nascondendole. «La nostra vita è scandita da innumerevoli accadimenti, colmi di sfumature e di vissuti differenti», osserva il Santo Padre. «Insomma, ci troviamo a sperimentare una situazione paradossale: vorremmo essere felici, eppure è molto difficile riuscire a esserlo in modo continuativo e senza ombre», il che ci ricorda che siamo nati per una pienezza che l’umanità non può darsi da sola.
«Questo desiderio abissale del nostro cuore può trovare la sua risposta ultima non nei ruoli, non nel potere, non nell’avere, ma nella certezza che c’è qualcuno che si fa garante di questo slancio costitutivo della nostra umanità»: quel qualcuno è proprio il Signore Gesù. «È Lui la fonte che soddisfa la nostra arsura, l’infinita sete di pienezza che lo Spirito Santo infonde nel nostro cuore. La Risurrezione di Cristo, infatti, non è un semplice accadimento della storia umana, ma l’evento che l’ha trasformata dall’interno», come una sorgente di acqua cristallina che «disseta e rinfresca le creature, irrora la terra, le piante, rende fertile e vivo ciò che altrimenti resterebbe arido. Dà ristoro al viandante stanco offrendogli la gioia di un’oasi di freschezza. Una fonte appare come un dono gratuito per la natura, per le creature, per gli esseri umani. Senza acqua non si può vivere». Lo stesso paragone si può fare utilizzando anche gli altri sensi: «Sant’Agostino, nel decimo Libro delle Confessioni, coglie proprio questo inesauribile anelito del nostro cuore e lo esprime nel celebre Inno alla bellezza: “Effondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace” (X, 27, 38)».
Insomma, «Gesù Risorto non fa calare una risposta “dall’alto”, ma si fa nostro compagno in questo viaggio spesso faticoso, doloroso, misterioso. Solo Lui può riempire la nostra borraccia vuota, quando la sete si fa insopportabile» ed è anche «il punto di arrivo del nostro andare». La meta del nostro viaggio, cioè della nostra vita, la conosciamo quindi fin d’ora: è lo stesso Cristo che ci accompagna.
Lungo la strada siamo ispirati e sollecitati da molti modelli, in particolare i santi: ecco perché «in questi giorni chiedo insieme a voi l’intercessione di San Giovanni Paolo II, testimone di speranza e guida dei giovani. Possa egli ispirare insegnanti, catechisti ed educatori a collaborare con i genitori nella formazione delle coscienze delle nuove generazioni».