Giovedì 14 dicembre 2023

In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!» (Matteo 11,11-15).
Le perplessità sulla predicazione e la vita del Precursore del Signore, Giovanni Battista, talora emergenti ai nostri giorni anche fra noi cristiani, in realtà sono semplicemente gratuite e prive di fondamento alcuno.  Infatti Gesù stesso afferma che la Legge e tutti i Profeti hanno profetato su Giovanni e che, ormai ristretto in carcere dopo avere compiuto la missione ricevuta, è proprio lui «quell’Elia che deve venire». Nella sua persona dunque si realizzano le parole dell’Antico Testamento: «Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio» (Ml 3,23-24).  L’affermazione di Gesù sgombera il campo dei rilievi buonisti e fuorvianti di chi ipotizza di poter tacciare il Battista di durezza, rudezza e freddezza senza misericordia verso i poveri. Infatti, proprio il giovane rabbi di Nazareth ribadisce che fra tutti i nati di donna non c’è uno più grande di lui. La nostra attenzione piuttosto si deve concentrare sulla bontà e opportunità dei metodi della predicazione giovannea divinamente ispirata a servizio del Messia e del suo Regno.  La predicazione del Battista sta portando i primi frutti: il popolo è stato ben preparato alla conversione, tutti fanno penitenza e, anche senza il buon esempio e l’incoraggiamento dei capi, grandi folle si accalcano attorno a Gesù che può compiere per loro, ben disposti nel cuore, i miracoli del Regno.  I discepoli inviati dal Battista sono rassicurati: non si tratta di fuochi di paglia o di invasamenti euforici collettivi prodotti da arti magiche sempre in agguato e naturalmente neanche da somministrazioni di stupefacenti vari. Insomma, nessuna strumentalizzazione o traccia di dittatura del relativismo a mezzo di colonizzazioni ideologiche, all’epoca ancora inesistenti, per illudere tutti e poi abbandonarli al loro destino.  Al contrario, lo scuotimento delle coscienze ad opera della semplice ed umile voce «clamantis in deserto» ha svegliato il popolo immerso nelle tenebre e nell’ombra di morte e ora lo fa stare in piedi e lo mette in cammino per ottenere la salvezza e la liberazione dai peccati, grazie all’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.  Sembra proprio questo il motivo dell’immancabile presenza del Predicatore del deserto nella liturgia intorno alla seconda settimana di Avvento in preparazione alla celebrazione del Natale del Signore: come un tempo fu necessario preparare gli animi all’incontro con il Salvatore, altrettanto ai nostri giorni bisogna che noi tutti i credenti in Cristo riscopriamo la necessità di scrollarci di dosso le incrostazioni e le remore di un mondo malato senza Cristo, e riconoscere che il Figlio di Dio continua a donarsi a ogni uomo e a ogni donna per comunicare la sua vera, piena e santa umanità di uomo-Dio, Verbo Incarnato, Via, Verità e Vita per tutti. Basta solo accettarlo come Dio e Signore.  Vi sono oggi coloro che si oppongono al Regno di Dio. Bisogna evitare che costoro se ne impadroniscano nel tentativo di ridurlo alla semplice dimensione terrena, diremmo meramente accomodante, inconcludente e per tutti rovinosa. La maggior parte delle persone è invece desiderosa di riprendere la forza della speranza e i principi eterni che conferiscono importanza alla vita dopo l’amara delusione delle false promesse ideologiche vecchie e recenti, tutte tragicamente fallimentari. Bisogna che tutti capiscano, con la nostra testimonianza e l’aiuto concreto umile e intelligente, che il Regno di Dio soffre violenza e i violenti, quelli che “premono“ su di esso per entrarvi, saranno accolti dopo le volenterose penitenze.

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