La struttura degli Esercizi Spirituali

Radio Maria – Martedì 11 Agosto 2009 – Quinta trasmissione

a cura di don Giovanni Poggiali

La struttura degli ES: le quattro settimane, il loro significato, la via di purificazione, illuminativa, unitiva

Domanda (Don Pietro Damian)

Carissimi radioascoltatori, buonasera. Eccoci giunti alla quinta trasmissione sull’Introduzione agli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola. Questa sera andiamo in onda non il quarto mercoledì del mese, come nostro solito, ma eccezionalmente il secondo martedì di agosto. Dal mese prossimo riprenderemo le trasmissioni il quarto mercoledì, che sarà il 23 settembre. La volta scorsa, mercoledì 22 luglio, abbiamo trattato il tema della preghiera, che è uno degli elementi principali degli Es. Abbiamo visto cos’è la preghiera, quali metodi insegna Ignazio all’interno degli Es e come si svolgono questi metodi per gli esercitanti che fanno i cinque giorni di ritiro chiuso o addirittura il mese intero. Questa sera vogliamo invece cominciare a comprendere qualcosa in più della struttura degli Es: quanto durano? come sono suddivisi, in quante tappe? e quali sono i contenuti di queste tappe nell’itinerario? Chiediamo subito a don Giovanni Poggiali che è qui con me, se ci può descrivere la struttura degli Es per poi entrare più direttamente in ciascuna tappa di cui il percorso è formato.

Risposta

Grazie. Ricordiamo anzitutto che gli Esercizi Spirituali non sono un tempo di studio o di semplice raccoglimento e preghiera. Sono ricerca: “Come il passeggiare, il camminare, il correre sono esercizi fisici, così si dicono Esercizi Spirituali ogni modo di preparare e disporre l’anima a togliere tutti gli affetti disordinati e, dopo averli tolti, a cercare e trovare la volontà di Dio nella disposizione della propria vita, per la salvezza della propria anima” (Es. Sp. Ann.1).

E’ chiaro il fine: sforzarsi di ordinare la propria vita secondo il progetto di Dio. Quindi: cosa sono gli Es? sono un itinerario per aiutare le anime, sono un’esperienza personale, aiutata da una guida che “detta” gli Es, che consiste nell’esercitarsi, cioè nel compiere una serie di attività spirituali che hanno lo scopo di mettere in questione la persona per entrare in comunione con Dio e rivedere la propria vita, e che coinvolgono l’esercitante a tutti i livelli: impegnano memoria, volontà, intelletto, fantasia, immaginazione, cuore, corpo e la propria libertà. Al n. 21 degli Es, che sono appunto numerati, sant’Ignazio dice: esercizi spirituali per vincere se stesso e per mettere ordine nella propria vita senza prendere decisioni in base ad alcuna propensione che sia disordinata. Gli Es non sono riducibili a prediche, a dotte conferenze, tanto meno a generiche esortazioni. Essi richiedono di entrare con tutto se stesso e di impegnarsi a fondo in questa che, senza alcun dubbio, vuole essere un’esperienza di vita, una scuola di vita (cf Pietro Schiavone, (a cura di), Esercizi Spirituali, San Paolo, 1996 (10° ed.), p. 11). Lontano dal proprio posto di lavoro, da casa, nella serenità e nella pace, in un luogo adatto allo scopo (le case di Esercizi) si rifletterà sulla propria esistenza e sulla maniera di realizzarsi nel migliore dei modi, cioè cercando e trovando la volontà di Dio.

Vediamo quindi, in generale, le quattro tappe degli Es corrispondenti a quattro settimane (ogni settimana una tappa). Nel mese ignaziano ci sono proprio 30 giorni e ogni tappa prende circa 7-8 giorni (quando ho fatto il mese io, la seconda settimana è durata 13 giorni!). Nel metodo dei cinque giorni tutto è sintetizzato ma c’è sicuramente l’essenziale. Le settimane durano, in pratica 1-2 giorni ciascuna, senza omettere i “pezzi forti” del metodo ignaziano che poi vedremo.

Domanda

Quali sono dunque queste settimane o tappe?

Risposta

Anzitutto occorrerebbe parlare di ciò che c’è all’inizio, ciò che precede la prima settimana: è il Principio e Fondamento che è importantissimo. E’ talmente importante che faremo una trasmissione specifica la volta prossima per questo punto degli Esercizi che, lo ripeto, è proprio all’inizio dell’itinerario prima della prima tappa. Quale è dunque la prima tappa?

La prima settimana è la cosiddetta via purgativa o purificazione dell’anima dal peccato (deformata reformare cioè riformare ciò che è stato trasformato negativamente dal peccato). L’uomo, su istigazione di Satana, compie il peccato che è un volgersi alle creature e un allontanarsi da Dio, unico vero Bene. L’uomo vuole diventare Dio senza la Grazia, cerca la propria realizzazione unicamente con la forza del suo orgoglio, con la sua autosufficienza. Ma Dio Padre non l’abbandona e con il dono del Figlio Unigenito, grazie al di Maria sulla quale scende in pienezza lo Spirito Santo, perdona l’uomo e dona a lui la possibilità di tornare a casa. L’uomo, così, sperimenta la misericordia di Dio, si apre alla conversione, all’abbandono del peccato, all’abbandono di una vita falsata e ingannevole, nella quale ha buon gioco il nemico della natura umana cioè il Demonio così come viene chiamato da Ignazio. Ignazio conduce l’esercitante a rendersi conto dell’abisso del male umano e satanico e dell’abisso dell’amore di Dio

Con il peccato originale, in Adamo per una misteriosa solidarietà, tutti gli uomini hanno peccato ribellandosi a Dio e così il male ha invaso l’umanità. La catechesi sul peccato oggi è fondamentale, perché non se ne riconosce il significato religioso e si presume di trovare la salvezza solo nel progresso tecnico e scientifico anziché nella conversione dal peccato e nella grazia di Dio. All’interno della 1° settimana ci sono gli esami di coscienza particolare e quotidiano, per scoprire i propri peccati, per correggere i propri difetti e per meglio confessarsi. La confessione, con la possibilità di quella generale di tutta la vita, sarà il punto d’arrivo della 1° settimana. Ci sono quindi le meditazioni sul peccato degli Angeli, sul peccato di Adamo ed Eva, sui peccati personali, con alcune ripetizioni (Ignazio fa ripetere le cose che ritiene importanti, per cercare quello che Dio vuole comunicarci). C’è anche la meditazione sull’inferno ed, eventualmente, sui Novissimi. Per guarire Ignazio ci fa affrontare la malattia: il peccato è quella più grave, che mina la nostra salute spirituale e che va affrontata e vinta con coraggio.

La seconda settimana corrisponde alla via illuminativa (reformata conformare cioè ciò che è stato riformato con la grazia della confessione va conformato a Cristo). A questo punto l’anima, purificata dalla confessione, può seguire Colui che ci salva e redime, Colui che è il principio e fondamento della nostra vita: Gesù Cristo, che va conosciuto, amato e seguito. La conoscenza intima di Gesù diventa lo scopo di questa 2° settimana e di tutta la vita. Per me, dirà Ignazio, il Verbo eterno si incarna, patisce e muore. Vale la pena meditare i misteri della vita di Cristo per gustare interiormente la sua Parola e la sua Presenza. Vale la pena seguire questo Re eterno a cui Ignazio si offre interamente (e invita l’esercitante a farlo). Questo è il fine della seconda settimana che ci deve portare a cambiamenti concreti, a risoluzioni per la nostra vita affinché la sequela di Cristo non rimanga nel vago. Ci saranno, quindi, le contemplazioni (cambia il metodo) dei misteri principali della vita di Gesù, dall’Incarnazione, alla Natività, agli episodi dell’infanzia e via via a molti fatti narrati dal Vangelo a cominciare dal Battesimo, inizio della vita pubblica di Gesù. Tutte queste contemplazioni devono portare l’esercitante a convincersi della bontà di conoscere amare e seguire Gesù e di prendere risoluzioni concrete, fare delle scelte per la propria vita. Si mettono così le basi per l’elezione, la scelta di vita, o almeno per le scelte che uno deve affrontare, con l’aiuto del discernimento degli spiriti (anche su questo faremo più avanti alcune trasmissioni apposite).

Momenti forti della 2° settimana sono la Chiamata del Re temporale cioè di un re di questo mondo che aiuta a capire la chiamata del Re eterno, con le sue modalità e il suo stile di vita che l’esercitante deve imparare e fare proprio. Sant’Ignazio ci fa chiedere la grazia (in ogni esercizio c’è una grazia da chiedere) di non essere sordi alla chiamata ma pronti a fare la Volontà di Dio. Altro “pezzo forte” è la meditazione delle due bandiere o due stendardi, quello di Gesù e quello di Satana. L’esercitante deve capire i metodi e i fini dell’uno e dell’altro e prendere posizione. E’ simile alla dottrina delle Due Città di sant’Agostino, la Città di Dio e la Città degli uomini.

La terza settimana e la quarta settimana corrispondono alla via unitiva (conformata confirmare cioè la conferma della conformazione a Cristo e confirmata transformare cioè tale conferma porta alla trasformazione e all’unione con Cristo nell’amore): l’esercitante percorre con Ignazio l’aspra via della passione, della morte, dell’abiezione del Figlio di Dio per amore nostro. Sempre più parco di parole, rispetto all’inizio dell’itinerario, Ignazio vuole che sperimentiamo quanto Dio ci ha amato contemplando le ultime ore della sua vita terrena in ogni dettaglio e soprattutto guardando la sua Croce, provocando in noi dolore per il dolore di Cristo: se tu hai fatto questo per me, cosa dovrò fare io per te Signore? Le parole servono sempre meno, si deve contemplare il Signore e amarlo con i fatti. Cattedra dal più alto insegnamento, la Croce è il punto d’arrivo della penultima settimana che sfocia nella quarta, dove si contemplano i misteri della Gloria, la Resurrezione di Gesù, le apparizioni del Risorto, l’Ascensione e il dono dello Spirito, e dove Ignazio invita a chiedere la grazia della gioia immensa della vittoria di Cristo sulla morte: “chi vuol venire con me, deve lavorare con me perché, seguendomi nella sofferenza, mi segua anche nella gloria” (ES. 95). Finalmente arriviamo alla vetta degli ES, la contemplazione per ottenere l’amore. Qui però è giusto tacere.

Quindi in sintesi: sono 4 tappe, che si possono facilmente ricordare con quattro tradizionali parole latine, ciascuna delle quali ne esprime la finalità.

I Settimana (tappa): “Deformata riformare”, eliminare cioè dall’anima le deformità causate dal peccato). E’ un modo di conoscere noi stessi e il grave disordine creato dal peccato nella nostra vita, oltre al pericolo della dannazione cui ci espone! Per non cadere nella sfiducia, Ignazio ci fa contemplare la figura del Salvatore Crocifisso, morto per salvarci dalla morte eterna.

II Settimana (tappa): “Reformata conformare”. Siamo invitati a rivestirci di Cristo e armarci della sua armatura. L’uomo “riformato” deve “conformarsi” a Cristo: povero come lui; ardente di amore per il Padre e i fratelli. E’ il tempo della “riforma” o della scelta dello stato di vita: come io in concreto devo seguire Cristo?.

III Settimana (tappa): “Conformata confirmare”. Cioè rinsaldare i propositi di adesione a Cristo, mediante la contemplazione di Colui che fu obbediente fino alla morte in croce. Il grido del Figlio: “Padre, se è possibile, allontana da me questo calice”, deve continuamente richiamarci alla seconda parte della supplica: “Però non sia fatto come io desidero, ma come Tu vuoi”. In questa tappa ci confermiamo nelle decisioni prese.

IV Settimana (tappa): “Confirmata transformare”. “Io non muoio: entro nella vita”, scrisse S. Teresa di Lisieux poco prima di morire. E infatti la Chiesa canta: “Vita mutatur, non tollitur”, cioè: “la vita non è tolta con la morte, ma trasformata”. La morte in croce di Gesù ha coinciso con l’inizio del Cristianesimo. “Chi perde la propria vita per me, la troverà”, dice Gesù nel Vangelo. E la vita del Risorto è la speranza di chi fa gli Esercizi in questa tappa finale.

A conclusione degli Esercizi S.Ignazio propone una meravigliosa contemplazione per ottenere l’Amore puro di Dio (chiamata “contemplatio ad amorem”) . Si ritorna col pensiero alla Creazione e alla Redenzione, per scoprire come e quanto Dio ci ami! E l’anima resta con un unico desiderio che si esprime in preghiera: “O Signore, dammi il tuo amore e la tua grazia: questo solo mi basta”.

Domanda

Dopo aver visto la struttura generale è possibile dire qualcosa di più specifico sulle varie settimane? Quale era lo scopo di sant’Ignazio?

Risposta

Lo scopo di Ignazio era sicuramente aiutare le anime ad incontrare il Signore. Ai suoi tempi c’erano tanti problemi, come oggi, e anche i cristiani avevano bisogno di convertirsi. Anzitutto occorre cambiare il proprio cuore, prima di guardare gli altri…

Il santo, ispirato da Maria e Gesù, ha ricevuto il dono di una specie di iniziazione alla fede, stringente e forte, direi “perfetta”, per passare da un Cristianesimo anonimo, di sole parole, ad un Cristianesimo con i fatti e con convinzione profonda. Si potrebbe dire dal peccato all’amore.. Certamente c’è sempre la libertà della singola persona che deve decidersi per Dio, la fede non si può imporre perché è soggetta alla libertà dell’uomo, e non esiste una ricetta magica neanche da parte dei santi, ma gli ES sono uno strumento formidabile per incrinare i propri dubbi su Dio e sulla Chiesa, per vincere le resistenze e le “passioni ingannatrici”, come le chiama san Paolo, perché si fa una forte esperienza del Signore, e quando si sente Dio dentro di sé e lo si incontra, quando si sperimenta la sua presenza è difficile lasciarlo andare via…

Per quanto riguarda i dettagli delle varie settimane ce ne sono tanti e occorre viverli in prima persona. Nella mia esperienza del mese ignaziano sono rimasto molto colpito dalla seconda settimana, dove si contempla la vita dell’infanzia e la vita pubblica di Gesù, i suoi miracoli, le sue parole, la sua Persona e ci si ferma diversi giorni sulla sua attività Apostolica e sui fatti del Vangelo. Certamente la 3° e la 4° settimana sono il centro e il culmine della sua vita e senza la sua morte e resurrezione la nostra fede è vana, ma la mia esperienza degli ES è stata felicemente segnata soprattutto dalla 2° settimana, dove Ignazio fa chiedere la grazia di conoscere intimamente Gesù per amarlo e seguirlo con più fedeltà e decisione, senza tentennamenti, per sceglierlo e aderire alla Sua Persona, per spendere la propria vita per Lui. Questo mi ha colpito, ma se non li si fa non si può capire fino in fondo, e non c’è esperienza più bella di questa.

Domanda

Quali sono, per concludere, in sintesi, i pilastri degli ES, gli elementi portanti di questo metodo strutturato in modo così provvidenziale?

Risposta

Sono almeno tre: il primo è la preghiera. Ignazio fa sperimentare l’incontro con Dio attraverso alcuni metodi che coinvolgono tutta la persona, spirito e corpo, e che mettono in intimità con il Signore per cercare e trovare la Sua Volontà. La volta scorsa abbiamo parlato di questi metodi, che non sono tanto delle tecniche da imparare, ma degli aiuti per progredire nella vita spirituale e che, una volta imparati, devono condurci al nostro metodo di preghiera che lo Spirito Santo ci suggerisce.

Il secondo elemento importante è il colloquio con le guide (sacerdoti). Salire in montagna da soli è difficile, inoltrarsi per le vie dello spirito da soli è ancora più difficile. C’è bisogno di qualcuno che ci aiuti. La guida che dà gli ES è a disposizione dell’esercitante per verificare il cammino, indicare la strada, consigliare, consolare. Oggi c’è estremo bisogno di un rapporto personale e di una direzione spirituale e i sacerdoti non hanno mai tempo. Ecco, con gli ES si capisce l’importanza di avere una guida, anche per la vita fuori dagli ES.

Il terzo elemento è il discernimento degli spiriti, di cui abbiamo già accennato nelle trasmissioni scorse. Questi credo siano i pilastri degli Esercizi Spirituali.

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