Domenica 28 dicembre 2025. La luce che promana dal Bambino Gesù può rendere radiose, cioè felici e missionarie, anche le nostre famiglie
di Michele Brambilla
Il Vangelo della festività della Sacra Famiglia, puntualizza Leone XIV nell’Angelus del 28 dicembre, comprende anche la fuga in Egitto e l’enunciazione del motivo per cui Maria, Giuseppe e Gesù dovettero scendere in Egitto, ovvero la minaccia di re Erode, che cala su tutti i bambini di Betlemme. «Sul quadro luminoso del Natale si proietta infatti, quasi improvvisamente, l’ombra inquietante di una minaccia mortale, che ha la sua origine nella vita tormentata di Erode, un uomo crudele e sanguinario, temuto per la sua efferatezza, ma proprio per questo profondamente solo e ossessionato dalla paura di essere spodestato», dato che era un rex cliens del molto più potente Impero romano. Erode, «quando apprende dai Magi che è nato il “re dei Giudei” (cfr Mt 2,2), sentendosi minacciato nel suo potere, decreta l’uccisione di tutti i bambini di età corrispondente a quella di Gesù. Nel suo regno Dio sta realizzando il miracolo più grande della storia, in cui trovano compimento tutte le antiche promesse di salvezza, ma questo lui non riesce a vederlo, accecato dal timore di perdere il trono, le sue ricchezze, i suoi privilegi». «A Betlemme c’è luce, c’è gioia», ma questo è insopportabile per chi vive nel peccato.
«Proprio questa durezza di cuore, però, evidenzia ancora di più il valore della presenza e della missione della Santa Famiglia che, nel mondo dispotico e ingordo che il tiranno rappresenta, è nido e culla dell’unica possibile risposta di salvezza: quella di Dio che, in totale gratuità, si dona agli uomini senza riserve e senza pretese», osserva il Pontefice. Importante anche «il gesto di Giuseppe,che, obbediente alla voce del Signore, porta in salvo la Sposa e il Bambino»: ad una grave disobbedienza ai Comandamenti, quella di Erode, che massacra gli innocenti, si contrappone provvidenzialmente l’umiltà di chi accoglie e custodisce il progetto di Dio. «In Egitto, infatti, la fiamma d’amore domestico a cui il Signore ha affidato la sua presenza nel mondo cresce e prende vigore per portare luce al mondo intero», sottolinea il Papa.
«Mentre guardiamo con stupore e gratitudine a questo mistero, pensiamo alle nostre famiglie, e alla luce che pure da esse può venire alla società in cui viviamo. Il mondo, purtroppo, ha sempre i suoi “Erode”, i suoi miti di successo ad ogni costo, di potere senza scrupoli, di benessere vuoto e superficiale, e spesso ne paga le conseguenze in solitudine, disperazione, divisioni e conflitti», come è purtroppo molto semplice constatare guardandoci attorno. Leone XIV mette in guardia le famiglie cattoliche dal lasciarsi abbagliare dalle false luci “erodiane”: meglio custodire attentamente «i valori del Vangelo», in particolare «la preghiera, la frequenza ai sacramenti – specialmente la Confessione e la Comunione – gli affetti sani, il dialogo sincero, la fedeltà, la concretezza semplice e bella delle parole e dei gesti buoni di ogni giorno. Ciò le renderà luce di speranza per gli ambienti in cui viviamo, scuola d’amore e strumento di salvezza nelle mani di Dio», aggiunge il Pontefice citando il suo immediato predecessore (cfr Francesco, Omelia nella Messa per il X Incontro mondiale delle famiglie, 25 giugno 2022).
In piazza S. Pietro sono presenti molti oratori e diversi gruppi giovanili con i loro ragazzi: a tutti è richiesto di continuare a pregare «per le famiglie che soffrono a causa della guerra, per i bambini, gli anziani, le persone più fragili. Affidiamoci insieme all’intercessione della Santa Famiglia di Nazaret».