Mercoledì 6 marzo 2024

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli» (Matteo 5,17-19).
Gesù inizia il suo ministero «insegnando […], annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,23). Lo seguono folle sempre più numerose, provenienti da tutte le parti della Palestina e da oltre il Giordano. I discepoli, chiamati e attratti da lui, si apprestano a seguirlo da vicino. Gesù, vedendo la folla tanto numerosa, sale sul monte, chiama i discepoli e indica loro le vie della salvezza emanando la nuova Legge del regno: le Beatitudini. Gesù con le sue parole proclama la beatitudine come dono di Dio, ossia pace dell’anima per chi accetta di vivere in purezza di cuore la comunione con Dio, pur in mezzo alle tribolazioni di questa valle di lacrime. Così, come fu già per i profeti, anche le persecuzioni diventeranno motivo di grande ricompensa (cfr. Mt 5,1-12). Tutti vengono toccati dal maestro di Nazareth che, con autorità e amore, fa percepire le consolazioni della rivelazione divina, già nota in Israele grazie alla tradizione della Legge, dei Profeti e dei Salmi. Questa gioia della comunione con Dio deve essere portata a tutti, e dunque bisogna avere la responsabilità di essere sale – con la pena, in caso contrario, di diventare inservibili – e luce per poter illuminare tutti gli uomini con la concretezza delle buone opere a maggior gloria di Dio (cfr. Mt 5,14-16). Le consolazioni e la gioia del regno di Dio, annunciate e comunicate da Gesù, sono la realizzazione del contenuto della Legge, cioè dei Comandamenti, e dei Profeti che già spiegavano a tutto il popolo, capi compresi, la coerenza necessaria e volenterosa all’Alleanza stabilita da Dio a vantaggio del suo popolo. Gesù, infatti, ci tiene a dire che non è venuto per abolire, bensì per dare compimento alla Legge e all’insegnamento dei Profeti. Egli stesso, servo obbediente al Padre nell’Amore dello Spirito Santo, è il frutto che compie e sublima la gemma e il fiore che in qualche modo lo annunciavano e prefiguravano.  Egli, lungi dal togliere valore alla Legge, la rende efficace e ci abilita a confermarla (cfr. Rm 8,31). Infatti Cristo ne consegue finalmente il vero e sostanziale obiettivo, quello di sconfiggere, impossibile alla Legge da sola, il peccato nella carne, «perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito» (Rm 8,4), affinché, grazie a lui, che è «il termine della Legge», fosse data «la giustizia […] a chiunque crede» (Rm 10,4). Comprendiamo bene, ora, perché Gesù dice: «Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando» (Gv 15,14), e perché il discepolo prediletto scrive: «Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: “Lo conosco”, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato» (1Gv 2,3-6). Questa è la forza di noi cristiani: l’amore, vissuto nella pratica dei Comandamenti, tutti e sempre, grazie all’unione con Gesù e con Maria nella dimensione personale, privata e pubblica, nella famiglia e nelle società umane. Nell’unione ai Sacri Cuori l’amore umano non è semplicemente, per quanto anche ciò sia importante, un altalenante sentimento affettuoso, ma si concretizza nella coerenza della vita, improntata alla pratica dei doveri comuni agli uomini e alle donne in quanto tali, credenti o non credenti. Se poi i doveri naturali, che vincolano la coscienza di ogni persona, vengono osservati liberamente e con amore, nella consapevolezza del servizio a Cristo Re e a Maria Regina, allora ognuno avrà la consolazione di una vita umana in pienezza, in cammino verso la perfezione della santità.

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