Il pensiero del giorno

Giovedì 10 novembre 2022

I farisei gli domandarono: “Quando verrà il regno di Dio?”. Egli rispose loro: “Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!”.
Disse poi ai discepoli: “Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione.” (Lc 17, 20-25)


Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione

Si dice che l’orizzonte sia una linea immaginaria che si allontana quanto più la si crede vicina. Attenzione a non presentare così l’arrivo del regno di Dio. È vero che in duemila anni il cristianesimo ha conquistato gran parte del mondo, ma la cosiddetta società cristiana non può essere identificata con il regno di Dio, promesso da Cristo, che è principalmente nel cuore degli uomini. Perciò evitiamo i due estremi: lamentarsi di quanti pochi veri cristiani ci siano oggi al mondo o vantarsi troppo di quanto è grande la Chiesa. Cosa ne sappiamo? Siamo davanti al mistero di Dio che vuole salvare tutti, ma ignoriamo come.

Il regno di Dio è in mezzo a noi

Le verità di fede hanno sempre due aspetti, due punti di vista che si compenetrano a vicenda. È così anche in questa parabola. Il regno di Dio è in primo luogo interiore, invisibile, ma Dio invisibile si manifesta anche esteriormente. La rivelazione di Dio sulla terra è la Chiesa, e lo Spirito Santo in mezzo a noi. Quest’ultima affermazione è molto orientale. Si usa tra i cristiani orientali, dove la pneumatologia, cioè la teologia sullo Spirito Santo, è molto curata, chiedere conferma della fede ad un credente qualunque domandando: “Hai lo Spirito Santo?”, e quindi sottinteso, anche i suoi doni. Non so cosa risponderebbero tanti cristiani pragmatici occidentali. La domanda, è certo riservata, ma non certo sbagliata. Al Concilio Vaticano II si è discusso a lungo se la Chiesa interiore, invisibile, si identificasse con l’istituzione ecclesiastica della società. I Padri conciliari stabilirono che la realtà invisibile è incomparabilmente più ricca e più perfetta. L’organizzazione esteriore, la liturgia, i segni sacri ci introducono all’unione con Cristo: quando preghiamo insieme e partecipiamo all’eucarestia siamo consapevoli che Dio è in mezzo a noi, affinché si realizzi il suo regno in cielo e sulla terra, cominciando dal nostro cuore. I santi, in fin dei conti, erano sicuri solo di questa presenza santa e salvifica, cioè di essere amati da Dio. Le strade che hanno attraversato erano spesso oscure. Ma nella nebbia, vi era sempre un lucignolo più forte, da non perdere mai di vista, che indicava la direzione.

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