Il costo della Verità

Domenica 17 agosto 2025. Dobbiamo sempre ricordarci che è meglio piacere a Dio piuttosto che a certi uomini

di Michele Brambilla

La pagina di Vangelo (cfr Lc 12,49-53) letta nelle chiese di rito romano il 17 agosto è contraddistinta da «immagini forti e grande franchezza», dice Papa Leone XIV all’Angelus, recitato nella piazza principale di Castel Gandolfo. Nel Vangelo, infatti, Gesù «dice ai discepoli che la sua missione, e anche quella di chi lo segue, non è tutta “rose e fiori”, ma è “segno di contraddizione” (cfr Lc 2,34)», perché la Verità stana sempre la menzogna, suscitando una reazione violenta.

Il Signore prepara così i discepoli a quello che accadrà di lui in Gerusalemme, dove «sarà osteggiato, arrestato, insultato, percosso, crocifisso; quando il suo messaggio, pur parlando d’amore e di giustizia, sarà rifiutato; quando i capi del popolo reagiranno con ferocia alla sua predicazione. Del resto, tante delle comunità a cui l’evangelista Luca si rivolgeva con i suoi scritti, vivevano la stessa esperienza. Erano, come ci dicono gli Atti degli Apostoli, comunità pacifiche che, pur con i loro limiti, cercavano di vivere al meglio il messaggio di carità del Maestro (cfr At 4,32-33). Eppure subivano persecuzioni» e questo accade ancora in molte parti del mondo. 

«Tutto questo ci ricorda che non sempre il bene trova, attorno a sé, una risposta positiva. Anzi a volte, proprio perché la sua bellezza infastidisce quelli che non lo accolgono, chi lo compie finisce coll’incontrare dure opposizioni, fino a subire prepotenze e soprusi», in alcuni luoghi persino la morte. Perché il bene suscita tanto odio? Purtroppo «agire nella verità costa, perché nel mondo c’è chi sceglie la menzogna, e perché il diavolo, approfittandone, spesso cerca di ostacolare l’agire dei buoni». 

Se persino il bene più evidente viene odiato, verrebbe voglia di gettare la spugna, e tanti si sono già arresi preventivamente. «Gesù, però, ci invita, con il suo aiuto, a non arrenderci e a non omologarci a questa mentalità, ma a continuare ad agire per il bene nostro e di tutti, anche di chi ci fa soffrire», ricorda il Papa, che menziona l’esempio dei martiri. Senza arrivare al sangue, la nostra vita quotidiana è inevitabilmente attraversata da momenti in cui decidersi per Cristo può essere difficile. «Pensiamo, ad esempio, al prezzo che deve pagare un buon genitore, se vuole educare bene i suoi figli, secondo principi sani: prima o poi dovrà saper dire qualche “no”, fare qualche correzione, e questo gli costerà sofferenza», perché i figli saranno indotti dalla pressione sociale e dalla cultura dominante a non comprendere quei divieti. «Lo stesso vale per un insegnante che desideri formare correttamente i suoi alunni, per un professionista, un religioso, un politico, che si propongano di svolgere onestamente la loro missione, e per chiunque si sforzi di esercitare con coerenza, secondo gli insegnamenti del Vangelo, le proprie responsabilità» in un mondo che ha altri valori. 

In queste situazioni la tentazione del lassismo condiscendente è sempre dietro l’angolo. Ad essa il Pontefice contrappone due citazioni di sant’Ignazio d’Antiochia, martire del II secolo: «Non voglio che voi siate accetti agli uomini, ma a Dio» (Lettera ai Romani, 2,1); «È bello per me morire in Gesù Cristo più che regnare sino ai confini della terra» (ibid., 6,1). In quest’ottica il Santo Padre si compiace delle «tante e svariate iniziative di animazione culturale e di evangelizzazione, organizzate spesso nei luoghi di vacanza. È bello vedere come la passione per il Vangelo stimola la creatività e l’impegno di gruppi e associazioni di ogni età».

Leone XIV, allargando lo sguardo a tutte le aree di conflitto nel mondo, invita a pregare «perché vadano a buon fine gli sforzi per far cessare le guerre e promuovere la pace; affinché, nelle trattative, si ponga sempre al primo posto il bene comune dei popoli».

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