Mercoledì 26 novembre 2025. La vita è un mistero al quale si dà spesso poca fiducia. Non così Dio, che non fa mancare mai il dono straordinario della Speranza a chi coopera con fede all’opera della creazione, accogliendo con amore, per esempio, i bambini concepiti
di Michele Brambilla
Nell’udienza del 26 novembre Papa Leone XIV evidenzia che «la Pasqua di Cristo illumina il mistero della vita e ci permette di guardarlo con speranza. Questo non è sempre facile o scontato. Molte vite, in ogni parte del mondo, appaiono faticose, dolorose, colme di problemi e di ostacoli da superare. Eppure, l’essere umano riceve la vita come un dono: non la chiede, non la sceglie, la sperimenta nel suo mistero dal primo giorno fino all’ultimo».
Il Papa ripete che «la vita ha una sua specificità straordinaria: ci viene offerta, non possiamo darcela da soli, ma va alimentata costantemente», perché c’è il pericolo che non se ne comprenda il valore. Il fatto che l’uomo non possieda la sua origine e cerchi in tutti i modi di prendere il controllo del suo svolgimento conferma il fatto incontrovertibile che la vita è Mistero nel pieno senso della parola. «Si può dire che la domanda sulla vita è una delle questioni abissali del cuore umano. Siamo entrati nell’esistenza senza aver fatto niente per deciderlo», sottolinea il Pontefice. «Da questa evidenza scaturiscono come un fiume in piena le domande di ogni tempo: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Quale è il senso ultimo di tutto questo viaggio?»: non è necessario essere laureati per comprendere che «vivere, in effetti, invoca un senso, una direzione, una speranza. E la speranza agisce come la spinta profonda che ci fa camminare nelle difficoltà, che non ci fa arrendere nella fatica del viaggio, che ci rende certi che il pellegrinaggio dell’esistenza ci conduce a casa. Senza la speranza», infatti, «la vita rischia di apparire come una parentesi tra due notti eterne, una breve pausa tra il prima e il dopo del nostro passaggio sulla terra. Sperare nella vita significa invece pregustare la meta, credere come sicuro ciò che ancora non vediamo e non tocchiamo, fidarci e affidarci all’amore di un Padre che ci ha creato perché ci ha voluto con amore e ci vuole felici».
Coloro che vivono pensando di venire dal nulla e di evadere nel nulla non danno alcun senso e valore alla propria esistenza, oltre che a quella del proprio prossimo, tanto che si può dire che «c’è nel mondo una malattia diffusa: la mancanza di fiducia nella vita. Come se ci si fosse rassegnati a una fatalità negativa, di rinuncia. La vita rischia di non rappresentare più una possibilità ricevuta in dono, ma un’incognita, quasi una minaccia da cui preservarsi per non rimanere delusi. Per questo, il coraggio di vivere e di generare vita» è il segno distintivo di coloro per i quali «Dio è per eccellenza “l’amante della vita”, come afferma il Libro della Sapienza (11,26)». Tutt’altro che intimoriti da Dio, i cattolici sono coloro che, invece, affrontano le difficoltà della vita con intraprendenza, essendo fondati sulla Speranza. «Generato dal Padre, Cristo è la vita e ha generato vita senza risparmio fino a donarci la sua, e invita anche noi a donare la nostra vita. Generare vuol dire porre in vita qualcun altro. L’universo dei viventi si è espanso attraverso questa legge, che nella sinfonia delle creature conosce un mirabile “crescendo” culminante nel duetto dell’uomo e della donna: Dio li ha creati a propria immagine e ad essi ha affidato la missione di generare pure a sua immagine, cioè per amore e nell’amore», ribadisce il Papa.
Certo, le Scritture ci testimoniano anche il sorgere del peccato originale: Dio dà la vita all’uomo, che però usa male della sua libertà e trasforma la storia in un dramma spesso sanguinoso, come è evidente nella vicenda di Caino e Abele, ma «Dio rimane fedele per sempre al suo disegno di amore e di vita; non si stanca di sostenere l’umanità anche quando, sulla scia di Caino, obbedisce all’istinto cieco della violenza nelle guerre, nelle discriminazioni, nei razzismi, nelle molteplici forme di schiavitù. Generare significa allora fidarsi del Dio della vita e promuovere l’umano in tutte le sue espressioni: anzitutto nella meravigliosa avventura della maternità e della paternità, anche in contesti sociali nei quali le famiglie faticano a sostenere l’onere del quotidiano, rimanendo spesso frenate nei loro progetti e nei loro sogni», rimprovera il Santo Padre a quei sistemi politici che non si curano della famiglia naturale o la sostengono in maniera insufficiente. Come Leone XIV aggiunge rivolgendosi ai pellegrini polacchi, «non abbiate paura di accogliere e difendere ogni bambino concepito – annunciate e servite il Vangelo della vita. Dio è “l’amante della vita”, perciò custoditela sempre con cura e amore».