Giardinieri della restaurazione in Cristo

Mercoledì 19 novembre 2025. Il giardino dell’Eden e quello in cui si trovava il sepolcro di Gesù “si toccano”: il Risorto ci vuole accanto a lui come operai di una vera e propria restaurazione del creato

di Michele Brambilla

Il cuore dell’udienza presieduta da Papa Leone XIV il 19 novembre sono le domande evangeliche «Perché piangi? Chi cerchi?», con le quali il Signore risorto si è rivolto a santa Maria Maddalena piangente davanti al sepolcro. «Le sfide, infatti, non si possono affrontare da soli e le lacrime sono un dono di vita quando purificano i nostri occhi e liberano il nostro sguardo», osserva infatti il Pontefice. 

«L’evangelista Giovanni suggerisce alla nostra attenzione un dettaglio che non troviamo negli altri Vangeli: piangendo vicino alla tomba vuota, la Maddalena non riconobbe subito Gesù risorto, ma pensò che fosse il custode del giardino. In effetti, già narrando la sepoltura di Gesù, al tramonto del venerdì santo, il testo era molto preciso: “Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù” (Gv 19,40-41)»: scambiare uno sconosciuto per il giardiniere era assolutamente possibile, il problema è che non si trattava affatto di una persona ignota. 

Potevano venire in aiuto a Maria gli echi delle Sacre Scritture. Come infatti ogni ebreo dell’epoca sapeva bene, anche alle origini dell’umanità era esistito un giardino, in cui l’uomo e Dio camminavano assieme fianco a fianco: l’Eden. «Coltivare e custodire il giardino è il compito originario (cfr Gen 2,15)» dell’umanità, «che Gesù ha portato a compimento» con la sua Pasqua, quando ha combattuto e vinto la radice di ogni inimicizia tra Dio e le sue creature, cioè il peccato. 

«Cari fratelli e sorelle, Maria Maddalena, allora, non sbagliò del tutto, credendo di incontrare il custode del giardino! Doveva, in effetti, riascoltare il proprio nome e comprendere il proprio compito dall’Uomo nuovo, quello che in un altro testo giovanneo dice: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5)»: il Giardiniere per eccellenza ci chiede di riacquisire uno sguardo contemplativo sul creato, perché, «se non è custode del giardino, l’essere umano ne diventa devastatore. La speranza cristiana, dunque, risponde alle sfide cui oggi l’intera umanità è esposta sostando nel giardino in cui il Crocifisso è stato deposto come un seme, per risorgere e portare molto frutto», dice Leone XIV citando l’enciclica Laudato sì del predecessore. Con la Risurrezione di Cristo è quindi avvenuta un’autentica restaurazione del creato, danneggiato dal peccato originale, e anche noi possiamo contribuire a portarla avanti se cooperiamo con il Signore risorto. 

Come ripete il Santo Padre, «il Paradiso non è perduto, ma ritrovato. La morte e la risurrezione di Gesù, così, sono fondamento di una spiritualità dell’ecologia integrale, fuori dalla quale le parole della fede restano senza presa sulla realtà e le parole delle scienze rimangono fuori dal cuore». In questo senso si può parlare senza timore di «conversione ecologica, che i cristiani non possono separare da quell’inversione di rotta che seguire Gesù richiede loro» sotto ogni punto di vista. La Maddalena, voltandosi subito verso Gesù chiamandolo Maestro («Rabbunì»), ci insegna che «solo di conversione in conversione passiamo da questa valle di lacrime alla Gerusalemme nuova». Le cose raggiungono lo scopo per cui sono state create nella misura in cui tutto prende modello da Cristo. «Così, i figli e le figlie della Chiesa possono oggi incontrare milioni di giovani e di altri uomini e donne di buona volontà che hanno ascoltato il grido dei poveri e della terra lasciandosene toccare il cuore. Sono molte anche le persone che desiderano, attraverso un più diretto rapporto col creato, una nuova armonia che le porti oltre tante lacerazioni» determinate dal peccato. Desideriamo anche noi lavorare nella vigna del Signore come operai della restaurazione sociale?

Comments are closed.