Martedì, 14 ottobre 2025

Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo. (Lc 11,37-41)

I Farisei erano un gruppo religioso dell’antico Israele, nato nel periodo asmoneo, ossia circa duecento anni prima della venuta di Nostro Signore Gesù Cristo. Erano molto devoti alla Legge di Mosé e alla tradizione orale che l’accompagnava. La loro presenza nella società dell’epoca era così importante che spesso sono menzionati nei Vangeli. Il Signore non disdegna di incontrarli: va a pranzo a casa di uno di loro. Tuttavia, sottopone a dura critica una degenerazione della loro pietà religiosa: l’esteriorità privata di interiorità. La religione autentica gradita a Dio, infatti, procede dalla purezza dei pensieri e delle intenzioni del cuore e, successivamente, si esprime in opere di carità, riti liturgici e orazioni. Questi infatti sono necessari per la nostra santificazione. Paradossalmente, però, si possono compiere atti buoni e di culto, simulando un’onestà che non c’è o dissimulando una malvagità che sporca il cuore. Nostro Signore Gesù Cristo, secondo l’insegnamento già abbozzato dai profeti dell’Antico Testamento, invita a rientrare nel nostro cuore, a esaminare con sincerità, costanza, fiducia la nostra coscienza, quotidianamente. Sant’Agostino ha lapidariamente affermato nella lingua latina che dice tanto con poche parole: in interiore homine habitat veritas. In definitiva, il passo del Santo Vangelo odierno chiede ai credenti la cura dell’interiorità, ossia della vita spirituale. Un elemento fondamentale per coltivarla è proprio l’esame di coscienza che permette di scorgere il male che si annida dentro di noi, perché esso tende a nascondersi nelle pieghe dell’anima, e a combatterlo. La Grazia di Dio che precede, accompagna, segue questi atti di verifica interiore, sostiene e potenzia il nostro combattimento spirituale. Non dimentichiamolo: l’esame di coscienza, che prepara buone confessioni, ci è indispensabile! 

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