Il paradigma di Salomone

Domenica 7 settembre 2025. I nuovi santi Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, ma anche i beati martiri Edoardo Profittlich e Maria Maddalena Bodi, hanno chiesto e ricevuto la Sapienza, rendendo la loro vita un capolavoro

di Michele Brambilla

La mattina del 7 settembre, prima di celebrare la Messa di canonizzazione di Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, Papa Leone XIV rivolge ai moltissimi fedeli che gremiscono piazza S. Pietro una prima esortazione, in cui sottolinea che «oggi è una festa bellissima per tutta l’Italia, per tutta la Chiesa, per tutto il mondo», pensando in particolare ai tantissimi ragazzi che, dopo un’attesa inaspettatamente più lunga (Acutis doveva essere già stato canonizzato il 27 aprile, Frassati il 3 agosto) a causa della morte di Papa Francesco, possono finalmente esultare per l’elevazione alla gloria degli altari di due coetanei. «Ci prepariamo per questa celebrazione liturgica con la preghiera, con il cuore aperto, volendo ricevere veramente questa grazia del Signore. E sentiamo tutti nel cuore la stessa cosa che Pier Giorgio e Carlo hanno vissuto: questo amore per Gesù Cristo, soprattutto nell’Eucaristia, ma anche nei poveri, nei fratelli e nelle sorelle» bisognosi di amore e attenzione.  

L’omelia mette a fuoco anzitutto un versetto della prima lettura (letta dal fratello minore di san Carlo, Michele Acutis): «[Signore,] chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?» (Sap 9,17). Nelle Scritture questa frase è attribuita ad un re di Israele che, in quel momento, era giovane come i due nuovi santi: Salomone. «Egli, alla morte di Davide, suo padre, si era reso conto di disporre di tante cose: il potere, la ricchezza, la salute, la giovinezza, la bellezza, il regno. Ma proprio questa grande abbondanza di mezzi gli aveva fatto sorgere nel cuore una domanda: “Cosa devo fare perché nulla vada perduto?”. E aveva capito che l’unica via per trovare una risposta era quella di chiedere a Dio un dono ancora più grande: la sua Sapienza, per conoscere i suoi progetti e aderirvi fedelmente», spiega il Papa. 

Gesù nella pagina di Vangelo (Lc 14,25-33) chiama anche noi «a buttarci senza esitazioni nell’avventura che Lui ci propone, con l’intelligenza e la forza che vengono dal suo Spirito e che possiamo accogliere nella misura in cui ci spogliamo di noi stessi, delle cose e delle idee a cui siamo attaccati, per metterci in ascolto della sua parola». «Pensiamo a San Francesco d’Assisi: come Salomone, anche lui era giovane e ricco, assetato di gloria e di fama. Per questo era partito per la guerra, sperando di essere investito “cavaliere” e di coprirsi di onori. Ma Gesù gli era apparso lungo il cammino e lo aveva fatto riflettere su ciò che stava facendo»: un invito alla pace che risuona anche nell’appello di Leone XIV all’Angelus, quando chiede ai governanti di ascoltare la voce della coscienza perché «le apparenti vittorie ottenute con le armi, seminando morte e distruzione, sono in realtà delle sconfitte e non portano mai pace e sicurezza». 

«Tanti giovani, nel corso dei secoli, hanno dovuto affrontare questo bivio nella vita» e anche noi siamo sempre posti di fronte all’alternativa tra il servire il Signore, che è la vera pace, e il suo antagonista, omicida fin dalle origini. «Sant’Agostino racconta, in proposito, che, nel “nodo tortuoso e aggrovigliato” della sua vita, una voce, nel profondo, gli diceva: “Voglio te”» (Confessiones, II, 10, 18). Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati quel “Tu” lo hanno raggiunto: erano «tutti e due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per Lui». 

Entrambi ritenevano imprescindibile accostarsi quotidianamente a Gesù sacramentato e l’amore per l’Eucaristia era uno sprone ad agire nel mondo per mettervi in atto la carità evangelica. San Piergiorgio, «spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri». San Carlo Acutis «ha incontrato Gesù in famiglia, grazie ai suoi genitori, Andrea e Antonia – presenti qui oggi con i due fratelli, Francesca e Michele – e poi a scuola, anche lui, e soprattutto nei Sacramenti, celebrati nella comunità parrocchiale. È cresciuto, così, integrando naturalmente nelle sue giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità», avendo come cuore pulsante l’adorazione eucaristica. Tutti i due i nuovi santi si sono “abbronzati” al sole eucaristico e hanno diffuso attorno a loro i raggi di quelle speciali conversazioni con il Signore. In questo modo «sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro. Ci incoraggiano con le loro parole: “Non io, ma Dio”, diceva Carlo. E Pier Giorgio: “Se avrai Dio per centro di ogni tua azione, allora arriverai fino alla fine”. Questa è la formula semplice, ma vincente, della loro santità».

Lo è stata anche per due martiri, beatificati giusto il giorno prima di queste canonizzazioni, il 6 settembre, in due luoghi lontani ma molto simili dell’Europa, accomunati dall’esperienza dell’oppressione comunista, che ha tentato in tutti i modi di spegnere la luce del Signore per imporre, al suo posto, la sequela di contraffatti “soli dell’avvenire”. Leone XIV cita le due beatificazioni “parallele” nell’Angelus, quando dice alla folla convenuta a S. Pietro che «a Tallinn, capitale dell’Estonia, è stato beatificato l’Arcivescovo gesuita Edoardo Profittlich, ucciso nel 1942 durante la persecuzione del regime sovietico contro la Chiesa. E a Verszprém, in Ungheria, è stata beatificata Maria Maddalena Bódi, giovane laica, uccisa nel 1945 perché resistette a dei soldati che volevano farle violenza». Anche loro sono «testimoni coraggiosi della bellezza del Vangelo». 

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