Sabato, 6 settembre 2025

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato». (Lc 6,1-5)


“Perché fanno di sabato quello che non è permesso?” La questione posta dai Farisei è legittima dal loro punto di vista: Dio va lodato e glorificato, l’osservanza del riposo assoluto dal lavoro è l’espressione di questo atteggiamento. Sottrarsi a questa osservanza, equivale a non mettere Dio al primo posto e riconoscerne la sua assoluta bontà, nella lode per la sua esistenza, e nel ringraziamento per i doni che da Lui si ricevono. “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. Che cosa significa questo? Che il vero culto dato a Dio promuove il bene dell’uomo. Un santo dei primi secoli della Chiesa, Ireneo di Lione, un eccellente maestro della fede cristiana, ha coniato un’espressione divenuta giustamente famosa: “La gloria di Dio è l’uomo vivente”. Quando l’uomo gode della sua felicità, di pienezza di vita, allora anche il cuore di Dio esulta di contentezza e questa è la sua “gloria”. Gesù incalza nella controversia con i farisei e pronuncia un’altra affermazione gravida di conseguenze: “Il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”. In altri termini, facilmente comprensibili ai suoi contemporanei, Gesù si attribuisce un’autorità divina perché solo Dio è “signore del sabato”. E di qui una dolcissima conseguenza: dove potrà trovare veramente riposo il cuore dell’uomo, perennemente inquieto e affaticato? Solo in Lui, in Gesù che di se stesso ha detto: “Venite a me voi tutti che siete stanchi ed oppressi ed io vi darò riposo”.

Comments are closed.