Eppure Egli continua ad amarci

Mercoledì 20 agosto 2025. L’Ultima Cena come manifestazione piena dell’amore di Dio: un Regno che ci raggiunge anche per mezzo della regalità di Maria, nella cui memoria liturgica (22 agosto) siamo chiamati ancora una volta a pregare e digiunare per la pace

di Michele Brambilla

Nell’udienza del 20 agosto Papa Leone XIV mette in luce «uno dei gesti più sconvolgenti e luminosi del Vangelo: il momento in cui Gesù, durante l’Ultima Cena, porge il boccone a colui che sta per tradirlo». Come dice il Pontefice, «non è solo un gesto di condivisione, è molto di più: è l’ultimo tentativo dell’amore di non arrendersi».

«Gesù, sapendo che era venuta la sua ora […] li amò fino alla fine» (Gv 13,1-2): «Gesù conosce l’ora, ma non la subisce: la sceglie. È Lui che riconosce il momento in cui il suo amore dovrà passare attraverso la ferita più dolorosa», ciononostante porge il pane eucaristico anche a Giuda. «Con questo gesto semplice e umile, Gesù porta avanti e a fondo il suo amore. Non perché ignori ciò che accade, ma proprio perché vede con chiarezza. Ha compreso che la libertà dell’altro, anche quando si smarrisce nel male, può ancora essere raggiunta dalla luce di un gesto mite», che può suscitare perlomeno il rimorso. A tavola «Giuda, purtroppo, non comprende. Dopo il boccone», ovvero l’estrema manifestazione d’amore del Signore nei suoi confronti, l’odio di Giuda divampa ancora di più: si manifesta in lui quella misteriosa avversione al Bene di cui il Papa ha parlato giusto nell’Angelus di domenica scorsa. Proprio per questo «quel boccone è la nostra salvezza: perché ci dice che Dio fa di tutto – proprio tutto – per raggiungerci, anche nell’ora in cui noi lo respingiamo. È qui che il perdono si rivela in tutta la sua potenza e manifesta il volto concreto della speranza. Non è dimenticanza, non è debolezza. È la capacità di lasciare libero l’altro, pur amandolo fino alla fine. L’amore di Gesù non nega la verità del dolore, ma non permette che il male sia l’ultima parola». 

Non è semplice, ma anche noi dovremmo imitare questo Amore. «Cari fratelli e sorelle, anche noi viviamo notti dolorose e faticose. Notti dell’anima, notti della delusione, notti in cui qualcuno ci ha ferito o tradito. In quei momenti, la tentazione è chiuderci, proteggerci, restituire il colpo. Ma il Signore ci mostra la speranza che esiste, esiste sempre un’altra via»: allora «chiediamo oggi la grazia di saper perdonare, anche quando non ci sentiamo compresi, anche quando ci sentiamo abbandonati. Perché è proprio in quelle ore che l’amore può giungere al suo vertice. Come ci insegna Gesù, amare significa lasciare l’altro libero — anche di tradire — senza mai smettere di credere che persino quella libertà, ferita e smarrita, possa essere strappata all’inganno delle tenebre e riconsegnata alla luce del bene». 

Anche la realtà conflittuale della nostra epoca può essere ricondotta al progetto originario di Dio, ovvero al suo Regno di pace. Giusto venerdì 22 agosto «celebreremo la memoria della Beata Vergine Maria Regina. Maria è Madre dei credenti qui sulla terra ed è invocata anche come Regina della pace. Mentre la nostra terra continua ad essere ferita da guerre in Terra Santa, in Ucraina e in molte altre regioni del mondo, invito tutti i fedeli a vivere la giornata del 22 agosto in digiuno e in preghiera, supplicando il Signore che ci conceda pace e giustizia e che asciughi le lacrime di coloro che soffrono a causa dei conflitti armati in corso». 

Il Papa ricorda che «oggi celebriamo la festa di san Bernardo di Chiaravalle, grande dottore della Chiesa ed eccelso cantore della Madonna. È un uomo che ha suscitato attorno a sé la pace, mostrando come vivere il Vangelo» sia ai suoi monaci che alla società civile del suo tempo, basti pensare al fatto che nel 1135 egli mediò tra le fazioni che si contendevano il potere comunale a Milano. Nacque così la famosa abbazia di Chiaravalle.

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