Martedì, 15 luglio 2025

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sodòma sarà trattata meno duramente di te!». (Mt 11, 20-24)


Due facce della stessa medaglia: la disperazione della salvezza. La presunzione di salvarsi senza merito, come è il caso delle città minacciate da Gesù. La presunzione di salvarsi senza merito è un peccato che si oppone alla virtù della speranza. Si tratta di un atteggiamento che ripone nell’uomo la capacità di raggiungere la salvezza eterna senza la necessità di riconoscere l’amore di Dio, il bisogno di pentimento e di chiedere perdono. In pratica, è la convinzione di poter ottenere la salvezza eterna senza fare nulla, senza sforzo, senza pentimento, o senza un’autentica conversione. Seppellire il talento ricevuto, anziché farlo fruttare. Questo peccato è considerato particolarmente grave perché nega la gratuità della salvezza, che è un dono di Dio basato sulla sua misericordia e sull’accettazione del suo amore attraverso la fede e le opere buone. Chi pecca di presunzione di salvarsi senza merito, quindi, non riconosce la propria dipendenza da Dio e la necessità della sua grazia per ottenere la salvezza. La presunzione di salvarsi ha alcuni canali ricorrenti:

rifiuto di pentimento: non riconoscere la necessità di chiedere perdono per i propri peccati e di cambiare vita.

Mancanza di impegno nella fede: non praticare le opere di carità, trascurare la preghiera e i sacramenti, pensando che la salvezza sia comunque assicurata. 

Orgoglio spirituale: considerare la propria posizione spirituale come sicura e non sentire la necessità di crescere nella fede e nella santità. 

Giudizio degli altri: presumere di conoscere la situazione spirituale degli altri e di poter giudicare chi è degno o meno della salvezza. 

Il disturbo narcisistico di personalità: è una patologia caratterizzata da una particolare auto-percezione del soggetto definita “Io grandioso”. La persona che soffre di questo disturbo manifesta idee di grandiosità, costante bisogno di ammirazione e deficit nella capacità di provare empatia verso altri individui. 

In sintesi, la presunzione di salvarsi senza merito è un atteggiamento che deriva dall’orgoglio e che porta a sottovalutare l’importanza della grazia di Dio e della collaborazione dell’uomo per la propria salvezza.

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