Allora Pietro gli rispose: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo che seguito; che cosa dunque ne avremo?”. E Gesù disse loro: “In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna (Mt 19, 27-29).
Gesù ha già annunciato l’imminenza della realizzazione del regno di Dio. Aveva indicato al giovane ricco, desideroso di possedere la vita eterna, le condizioni della perfezione e messo tutti in guardia circa il pericolo dell’attaccamento ai beni che passano. I discepoli, rimasti costernati e scoraggiati, si domandavano chi mai si sarebbe potuto salvare. Ma Gesù li aveva immediatamente rincuorati assicurandoli che, con il soccorso della grazia di Dio, la salvezza è accessibile a tutti. A questo punto notiamo l’immancabile l’intervento di Pietro che chiede al Maestro per sé e per tutto il gruppo: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo che seguito; che cosa dunque ne avremo?”. La risposta è pienamente soddisfacente e allarga l’orizzonte prospettando la magnifica ricompensa dell’associazione dei perfetti, nel mondo nuovo della vita eterna, alla gloria di giudicare, cioè di governare, la Chiesa celeste. Da questo momento in poi, i seguaci di Cristo non risparmiano energie per seguire Cristo sempre più da vicino lungo la via della perfezione evangelica.
Di questi Santi oggi celebriamo con rinnovata ammirazione la testimonianza di Benedetto da Norcia (480-547) di cui scrisse san Gregorio Magno nei suoi Dialoghi e ultimamente Benedetto XVI in una sua Catechesi. La ricerca benedettina di Dio, curata regolarmente nelle ore del giorno e della notte con la preghiera e il lavoro fisico e intellettuale, alimentò la speranza delle nuove generazioni e favorì l’edificazione della civiltà cristiana da cui continuiamo a trarre insegnamento.
Anche oggi infatti, le società umane hanno bisogno del servizio dell’autorità di uomini e donne che, con amore e coerente testimonianza, insegnino a vivere nell’obbedienza all’Autorità nella verità e nella pratica della carità, umile e servizievole, secondo l’intuizione del Santo Patrono dell’Europa e condivisa nelle comunità monastiche soprattutto del continente europeo.