Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli (Mt 10,24-33).
Fra noi cristiani, come già fra i primi discepoli di Gesù, traspare talora un senso di scoraggiamento e di fiacchezza nella sequela di Cristo per la paura della disapprovazione e della persecuzione cui inevitabilmente andiamo incontro. Come sempre, Gesù ci vuole incoraggiare con i seguenti motivi.
Le persecuzioni ci danno l’occasione di diventare simili a Lui che prima di noi è stato frainteso, odiato e combattuto (vv.24s). La Verità del Vangelo, che è Cristo stesso, trionferà e sarà messa in piena luce l’innocenza e la rettitudine dei discepoli (v. 26s). Bisogna essere lungimiranti e non temere i vari aggressori e i persecutori poiché in realtà sono impotenti contro la vita dell’anima che è sempre nelle mani d Dio (v. 28). Il Padre ha infinitamente a cuore noi, discepoli del suo Figlio, e se ne prende cura singolarmente. Cristo stesso sarà il nostro difensore vittorioso nel giorno del Giudizio contro l’infernale nemico accusatore, se siamo stati coraggiosi nella confessione del suo Nome.
La pratica della vita cristiana è dunque una prova di coraggio che non risiede nelle nostre povere forze umane, ma nella grazia e nella promessa di Gesù che non viene mai meno. Noi sappiamo bene che l’appartenenza alla Chiesa c’introduce nell’oasi di pace e di comunione in cui si vive la vita nuova dei figli di Dio, quasi come caparra del Paradiso. Ma proprio questa nuova esistenza spesso è rigettata e combattuta dall’ignoranza e dalla cattiveria istigata dal nemico della natura umana che è ancora sciolto dalle catene perché tutti possiamo scegliere liberamente e responsabilmente da che parte stare.
Noi preghiamo Dio perché continui a darci la sua grazia e, insieme con tutti i nostri fratelli perseguitati nel mondo, possiamo resistere vittoriosi nella prova. E chiediamo a S. Michele Arcangelo, con le parole di un predecessore dell’attuale Pontefice Leone XIV, di presentare le nostre preghiere davanti all’Altissimo, Dio della pace, perché ci doni la sua misericordia, metta Satana sotto i nostri piedi per non soggiogare ancora gli uomini e nuocere alla Chiesa. E S. Michele Arcangelo ricacci, incatenandolo nell’Inferno, il serpente antico che è il Diavolo e Satana (Ap. 20, 1-3) perché non seduca più le nazioni.