In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio». (Lc 9, 57-62)
Il tema centrale è quello della vocazione: “Voi infatti fratelli, siete stati chiamati a libertà” (Gal 5, 13). Dissipiamo ora un brutto equivoco. Per tanto tempo questa parola è stata usata per indicare una vocazione particolare: quella dello stato religioso e sacerdotale. La conseguenza è che la maggior parte dei cristiani non l’avverte più come una questione che li riguarda. Il Concilio Vaticano II ha chiarito definitivamente questo pregiudizio. C’è una vocazione fondamentale che è di tutti, senza distinzione: quella di essere discepoli di Cristo. Nel Nuovo Testamento ogni fedele a Cristo è detto “chiamato” cioè: vocato. La Chiesa è formata dai con-vocati.
Le vocazioni, nella tradizione bimillenaria ecclesiale, sono identificate in tre classi di vita: la vocazione laicale o secolare, il sacerdozio, lo stato religioso. Nella chiesa odierna, successiva al Concilio Vaticano II, è in atto un movimento di dialogo che porta a superare una certa tendenza eccessivamente divisiva fra i tre generi di stato di vita. La vocazione è anzi tutto uno stato esistenziale dell’anima che porta a osservare la vita secondo un certo orizzonte. Corrispondere al progetto di Dio è lo scopo della nostra vita. La vocazione vissuta umilmente è una risposta ad un appello del Signore, che giunge a noi mediante il Salvatore e tuttora, istante per istante, tramite la coscienza, che non è altro che il “ripetitore di Dio”. Anzi tutto è un atto di obbedienza al quel “Seguimi” di Cristo, che richiede vigilanza e prontezza, ma più ancor è un momento di grande libertà. La verità ci fa liberi e cercare con cuore mente e forza la propria vocazione corrisponde ad essere una “persona-verità”, che vive la somma libertà dei figli di Dio.