Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda (Mt 18,12-14).
Già la predicazione profetica aveva annunciato che Dio è il vero pastore che si prende amorevole cura delle pecore deboli, inferme, smarrite e sbandate della casa d’Israele, trascurate dai pastori e facile preda delle bestie selvatiche (cfr. Ez 34,1-6). Gesù, con la sua azione e con le sue parole, afferma di essere egli stesso il vero e buon pastore che finalmente, con viva sollecitudine, va alla ricerca di tutte le pecore per dare loro la sua vita secondo la volontà del Padre celeste (cfr. Gv 10, 1418). Con questa parabola della “pecorella smarrita” Gesù rivela in sé stesso il vero volto di Dio che non vuole perdere nessuno dei suoi figli, sia pure il più piccolo, il più misero, il più ribelle, poiché si tratta del “povero peccatore”, bisognoso della sua misericordia per evitare la rovina eterna dell’Inferno, come apprendiamo anche dalle apparizioni mariane moderne e contemporanee. Per questo Gesù stesso va personalmente alla ricerca dei peccatori, s’intrattiene con loro e mangia nelle loro case obbedendo al Padre, la cui volontà è che neanche uno di loro si perda.
Anche noi seguaci di Gesù, impariamo da lui a cercare la nostra continua conversione e quella del nostro prossimo nello stile della nuova evangelizzazione. Su questa via spieghiamo alle pecorelle, pacatamente e servizievolmente, che la causa prima delle ferite, dello smarrimento e dell’assalto dei lupi attuali risiede nella loro mancata conversione dall’idolatria antropologica che le rende sole, abbandonate a sé stesse e gementi senza speranza sotto l’aggressione. E non si tratta semplicemente di spiegare, ma di far vedere che grazie alla fede in Cristo nascono comunità di uomini e donne liberi, capaci di amare, ossia di mettersi a servizio per la promozione naturale e cristiana individuale e sociale secondo la propria personale vocazione. Ma questo servizio educativo, dato il grave stato di malattia in cui è caduta la nostra società, necessita non solo dell’intervento umano di buoni pastori nella Chiesa e nella società, ma soprattutto delle cure divine della misericordia e della penitenza che, sempre a vario titolo, pastori ed educatori vari abbiamo il dovere di rammentare. Non è infatti una semplice casualità che nelle Apparizioni cosiddette “private” Nostro Signore Gesù Cristo ci esorta a pregarle dicendo “Gesù Misericordioso, confido in Te!” e la Madonna continua a sollecitare la preghiera del S. Rosario e la penitenza, lo stile penitenziale (almeno sobrietà temperanza), per la conversione dei poveri peccatori.