Domenica, 9 novembre 2025

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!» I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.


In questa domenica si interrompe la lettura del Vangelo di Luca, attivata nel terzo anno del ciclo del Lezionario festivo, per proclamare nella Liturgia un testo molto bello del Vangelo di Giovanni, appropriato al ricordo odierno della dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, la Cattedrale del Papa, per questo definita mater et caput ecclesiarum et urbis et orbis. Ogni chiesa, destinata al culto, viene “dedicata”, offerta cioè a Dio, con un rito di consacrazione al quale vale la pena di assistere almeno una volta nella vita perché bello e solenne. Nelle vicende tumultuose del mondo, la Liturgia riserva uno spazio sacro, sottraendolo alla mutevolezza del tempo perché l’Eterno vi faccia irruzione e vi prenda dimora. L’edificio sacro è reso così partecipe della Grazia donata da Nostro Signore Gesù Cristo che, assumendo un corpo umano, ha abilitato la materia, il tempo, lo spazio a esser mediazioni, pur sempre e anzitutto ricettive, della salvezza che viene da Lui. Per questo le chiese vanno costruite con pietà e con gusto artistico, che è in sé una partecipazione alla Bellezza di Dio, vanno custodite con devozione e amore, preservandole da quanto può profanarle. Risuonino in esse solamente inni di lode, orazioni sussurrate e acclamazioni intrise di fede, vi alberghi in esso il silenzio dell’ascolto e del raccoglimento, la parola di una predicazione retta e incisiva, fedele alla Parola di Dio incarnata e mai eco del chiacchiericcio mondano, si diffondano soavi profumi, rappresentazioni simboliche della santità della preghiera ! Dove c’è un edificio sacro, con un Altare e un tabernacolo, con un Ambone e un’icona di Maria Santissima, lì c’è la Chiesa con il suo Pastore supremo, e dove c’è la Chiesa, lì c’è Nostro Signore Gesù Cristo.

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