Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: «C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Secondo San Tommaso d’Aquino, la preghiera cristiana ha cinque caratteristiche: la convenienza delle richieste, l’umiltà, la fiducia, la purezza del cuore e la perseveranza, raccomandata da Nostro Signore ai suoi discepoli, attraverso la parabola odierna. Pregare con perseveranza non è necessario perché il buon Dio si diverte a “farci aspettare”. La perseveranza infatti produce effetti importantissimi per la crescita dell’anima dell’orante: aumenta la fede, incrementa il senso delle “cose di Dio” perché invita a tenere lo sguardo in Alto, scrosta il cuore da quelle impurità che indeboliscono la forza della preghiera. Essa, infatti, è dotata di una certa onnipotenza. Lo dichiarava alla fine del II secolo un grande scrittore cristiano, Tertulliano, che, ripercorrendo episodi dell’Antico e Nuovo Testamento, mostrava la potenza di cui essa dispone perché essa è desiderata, attesa, propiziata da Dio stesso per elargire i suoi benefici, anche in situazioni umane molto difficili. Del resto, è per noi salutare pensare ai santi che, attraverso la loro preghiera d’intercessione, quando erano ancora sulla terra, hanno ottenuto grazie innumerevoli, restituendo pace e serenità a tanti uomini e donne, a tante famiglie. A volte, la loro preghiera è stata accompagnata da gesti miracolosi, come quello di don Dolindo Ruotolo, il “padre Pio” di Napoli, che benedicendo i bambini malati, li restituiva sani ai loro genitori. Si comprende così la domanda finale di Nostro Signore: quando il Figlio dell’uomo tornerà, ossia al momento della Parusia, gli uomini avranno ancora fede? Senza preghiera, infatti, la fede si illanguidisce fino a spegnersi. Al contrario, la fede si nutre di preghiera, personale e liturgica. Solo gli uomini e le donne di preghiera possono preparare un mondo accogliente per il Signore. Solo gli uomini e le donne di preghiera sono i grandi protagonisti della storia.
Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: «C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi». E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Secondo San Tommaso d’Aquino, la preghiera cristiana ha cinque caratteristiche: la convenienza delle richieste, l’umiltà, la fiducia, la purezza del cuore e la perseveranza, raccomandata da Nostro Signore ai suoi discepoli, attraverso la parabola odierna. Pregare con perseveranza non è necessario perché il buon Dio si diverte a “farci aspettare”. La perseveranza infatti produce effetti importantissimi per la crescita dell’anima dell’orante: aumenta la fede, incrementa il senso delle “cose di Dio” perché invita a tenere lo sguardo in Alto, scrosta il cuore da quelle impurità che indeboliscono la forza della preghiera. Essa, infatti, è dotata di una certa onnipotenza. Lo dichiarava alla fine del II secolo un grande scrittore cristiano, Tertulliano, che, ripercorrendo episodi dell’Antico e Nuovo Testamento, mostrava la potenza di cui essa dispone perché essa è desiderata, attesa, propiziata da Dio stesso per elargire i suoi benefici, anche in situazioni umane molto difficili. Del resto, è per noi salutare pensare ai santi che, attraverso la loro preghiera d’intercessione, quando erano ancora sulla terra, hanno ottenuto grazie innumerevoli, restituendo pace e serenità a tanti uomini e donne, a tante famiglie. A volte, la loro preghiera è stata accompagnata da gesti miracolosi, come quello di don Dolindo Ruotolo, il “padre Pio” di Napoli, che benedicendo i bambini malati, li restituiva sani ai loro genitori. Si comprende così la domanda finale di Nostro Signore: quando il Figlio dell’uomo tornerà, ossia al momento della Parusia, gli uomini avranno ancora fede? Senza preghiera, infatti, la fede si illanguidisce fino a spegnersi. Al contrario, la fede si nutre di preghiera, personale e liturgica. Solo gli uomini e le donne di preghiera possono preparare un mondo accogliente per il Signore. Solo gli uomini e le donne di preghiera sono i grandi protagonisti della storia.